La Nuova Ferrara

Vi spiego come lo Strega diventa una Polveriera

Vi spiego come lo Strega diventa una Polveriera

Il segretario del Premio letterario oggi alle 17.30 è alla Libreria Feltrinelli Petrocchi ha trasformato l’avventura in un romanzo. L’evento è aperto a tutti

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La storica etichetta del liquore Strega è decisamente rossa, dispersa su una bottiglia di giallo. E il suo colore zafferano si mescolerà oggi, alle 17.30, al rosso del ventennale Feltrinelli. Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, sarà in libreria per il finesettimana conclusivo a presentare La polveriera (Mondadori), un resoconto puntuale delle edizioni del premio che ha stabilito il canone letterario a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo. E non mancheranno i vapori alcolici, i colpi di scena, i retrogusti amari suggeriti dal nostro direttore, Stefano Scansani, che lo seguirà nel cammino a ritroso. Il premio Strega è da sempre un formidabile contenitore di storie, perlopiù a sfondo giallo. Beninteso, non il tono aureo che il fiore dona all'omonimo liquore. Se ci fosse una tonalità appropriata, sarebbe piuttosto quella sulfurea delle gelide macchinazioni. Maria Bellonci scriveva di possedere ben chiara “la percezione di aver architettato una polveriera”. Stanze cariche di presenze e memorie, dove si è dispensata - e tuttora si dispensa - la gloria: "Sala d'aspetto d'Immortali", commentava ironicamente Cesare Pavese.

Direttore, il premio è una polveriera pronta a esplodere?

«Maria Bellonci scrisse questa impressione nel '69, riferendosi ai primi vent'anni dello Strega, istituito nel 1947. E il motivo sta nell'organizzazione peculiare che si differenzia da tutti gli altri: il premio fa affidamento su una giuria allargata di addetti ai lavori. Tra questi ci sono una serie di opinion leader, provenienti dalla società letteraria e svariati dei quali dai media, che insieme creano la cassa di risonanza del premio stesso. Perciò rimane alta l'aspettativa e la discussione proficua intorno ai libri in gara».

Quindi il titolo non ha un'accezione negativa…

«Assolutamente no, perché mantiene sotto i riflettori i candidati e genera una competitività costruttiva tra editori e scrittori. Il vincitore, infatti, riceve un plauso dalla società letteraria nel suo complesso, fonte di prestigio internazionale».

Riesce a favorire anche le vendite dei finalisti?

«Certo, benché il momento non sia favorevole, il fattore di moltiplicazione del premio è rimasto invariato: i libri vendono 4/5 volte di più che in precedenza, dimostrando uno zoccolo duro di affezionati alla buona lettura che si fidano del nostro verdetto».

Con tante star della pagina a piede libero, vi siete dovuti adeguare alle tendenze di mercato?

«Il mercato ha visibilmente accelerato verso i generi di consumo, però questo non ci ha influenzato. Piuttosto, definirei quella del premio una tendenza a riflettere su tutto il campo editoriale, aprendosi a qualunque genere, ma senza mettere in dubbio la qualità della scelta, tantomeno imponendoci dei vincoli».

I retroscena: cosa tramano le case editrici?

«Gli editori impostano una vera e propria compagna elettorale, contattando la giuria, cioè i 400 Amici della Domenica, per sapere se voteranno a favore o meno. Però si badi bene, "amici" in senso stretto, poiché il gruppo nacque così. E in amicizia le emozioni sono di varia natura; c'è la solidarietà, ma anche l'invidia».

Matteo Bianchi