Morozzi, Ferrara è lo sfondo del suo scrittore-superstar
Il nuovo romanzo racconta di un aspirante autore uguale a una stella del cinema «Questa città trattiene un che di mistico con vie surreali e scorci suggestivi»
A Lemuria, paese a vocazione letteraria nonché avvio del nuovo romanzo di Gianluca Morozzi, appena uscito per Fernandel, ognuno porta il nome di un grande personaggio dei libri. Così tra i vari Ettore e Dante, il protagonista si chiama Metello, e ne incarna le passioni e le aspettative originarie. Lemuria, località immaginaria che ricorda un’Atlantide di provincia, si trova a metà strada tra Bologna e Ferrara: «Volevo che non avesse alcunché a che spartire con i soliti nomi emiliani, ma che fosse un posto a sé», ha spiegato l’autore. Dopo aver imbastito una ventina di romanzi intorno ai portici di re Enzo, ha scelto i nostri ciottoli, in parte per cambiare aria, in parte perché la città «trattiene un che di mistico molto particolare, vie surreali e degli scorci suggestivi», ci dice Morozzi.
Dal paesone enciclopedico sperso nella Bassa, il giovane Metello sceglie l’ateneo estense per gli studi universitari, scansando i compaesani che si trasferiscono all’Alma Mater e che non intende più incrociare sulla sua strada. Dunque va dalla parte opposta, direzione che avrebbe scelto anche il Metello di Pratolini. La sua aspirazione segreta sta nel diventare uno scrittore di fama, per arricchirsi e conquistare Alice, fidanzata con Ulisse sin dalle elementari. «Però si fermerà per sempre alla prima pagina - racconta Morozzi -, siccome non è capace di scrivere. Frequenta assiduamente le basse finestre di via San Romano, ospite a pranzo delle sue colleghe, finché non decide di cambiare look, di indossare un paio di lenti a contatto verdi che lo rendono simile in tutto e per tutto a Lando Krol, una super star hollywoodiana in emersione».
E la fisionomia coincidente con il tale sarà l’inizio della sua fine. Tra gli altri luoghi ferraresi, il protagonista si reca a una festa esilarante a Vigarano Mainarda, e si attarda spesso e volentieri al Korova, a livello alcolico, abitando in via Croce Bianca. Nel pub conosce una ragazza che conduce per una notte d’amore di fronte alla Montedison, davanti l’espandersi romantico delle luci della centrale elettrica. Korova che aveva già utilizzato come sfondo del racconto pubblicato lo scorso Natale su queste pagine e che faceva il verso a certi stereotipi “harrypotteriani”.
La vicenda del dispersivo Metello comincia a scottare quando la ragazza in questione lo invita a vedere un film all’Apollo e realizza di essere davvero identico a Krol. Da quel momento, un amico che incontrerà sotto le fronde di piazza Ariostea lo vorrà in discoteca per una comparsa… e un’escalation di successi lo trasporterà a Milano. «L’idea di Anche il fuoco ha paura di me, motto televisivo dell’attore che dà il titolo al libro, è nata alla buona, in osteria con un amico, quando ci siamo chiesti cosa sarebbe successo a un sosia se il suo originale avesse compiuto pubblicamente qualcosa di orribile», svela Morozzi, che con immediatezza linguistica e la struttura di un thriller dimostra si resti copie di qualcuno tanto nel bene quanto nel male.
Matteo Bianchi