Kallidad: ci piace tanto questa città
Tablao Sur: suoniamo, non abbiamo mai fatto altro nella vita
Uno spagnolo, due argentini e un cileno sono le anime che costituiscono la band Tablao Sur. «Il nome deriva dal tablao, una tavola di legno per ballare flamenco e Sur indica la nostra provenienza: il Sud». «Siamo musicisti, un po’ lo facciamo per passione, un po’ per vivere, perché tutte le settimane ci esibiamo, qualcuno di noi anche in altre band. Per noi la musica è un lavoro, non abbiamo mai fatto niente che non fosse legato alla musica», raccontano. Il loro luogo d’incontro e esibizione in Spagna è il Parc Guell, a Barcellona, dove si sono incontrati la prima volta. L’esperienza del Parc Guell è per la band molto importante «perché è internazionale, ci sono persone da ogni parte del mondo, e qualcuno ci ha fatto proposte interessanti. Per ora abbiamo inciso un cd con 11 canzoni. Siamo tutti autodidatti, ma José e Guillermo alla chitarra e al basso, sono musicisti di professione». Quali aspettative avete per il Festival Buskers, al quale partecipate per la prima volta? «Di conoscere altre persone, altre influenze, ascoltare le musiche degli altri. Inoltre è interessante anche arrivare in Italia in una città sconosciuta».
Alla loro seconda volta al Buskers Festival sono invece i Kallidad, gruppo australiano che nella passata edizione del festival, ha vinto il contest “Vota il tuo musicista preferito”. Cosa vi piace di più di questo Festival? «Veramente, ci piace ogni cosa di Ferrara. Il pubblico, lo staff del Festival e tutte le performances. Abbiamo avuto un ottimo riscontro a Ferrara, e naturalmente torniamo volentieri. Anche le altre performances nelle altre città, come Lugo e Comacchio, sono fantastiche!», risponde Jason Contos. Che musica proponete? «Un mix di flamenco con heavy metal e molti altri suoni, come soul e funk». Siete buskers anche in Australia? «Lo eravamo, ora ci esibiamo in club e festival. Quest’anno ci siamo esibiti in club e bar della Nuova Zelanda, e in novembre andremo in Giappone!», spiega Jason, che conclude «la musica è un modo per connettersi, anche a un livello che va oltre la nostra realtà visibile».(v.c.)