La Nuova Ferrara

Le chiese di Ferrara

Danese creò la “casa” dei Teatini. L’edificio spoglio in Giovecca è un omaggio all’arte essenziale

Micaela Torboli
Danese creò la “casa” dei Teatini. L’edificio spoglio in Giovecca è un omaggio all’arte essenziale

La facciata del luogo sacro avrebbe dovuto avere un rivestimento marmoreo ma non fu mai realizzato

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La Compagnia dei Chierici Regolari Teatini fu fondata nel 1524 a Roma da un gruppo di sacerdoti, ivi compresi il vicentino Gaetano Thiene (1480-1547) e il napoletano Gian Pietro Carafa, vescovo di Chieti, città detta dagli antichi Theate, da cui Teatini. Anche se Carafa divenne papa come Paolo IV nel 1555, è il vicentino Gaetano il più noto tra i due: entrambi di famiglia altolocata. Gaetano era figlio del conte Gaspare Thiene (non Da Thiene come si legge spesso) e della contessa Maria Da Porto (o Porto), parente di quel Luigi Da Porto, letterato di talento, la cui fama è legata alla Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti (1524), cui si ispirarono per i loro scritti Bembo, Bandello, Luigi Groto detto Il Cieco d’Adria, e fu anche portata a teatro da Lope de Vega nei suoi Castelvines y Monteses (1612), mentre con Shakespeare divenne Romeo and Juliet (1596). L’Ordine si incentrava sul culto ascetico di Cristo e non prevedeva inizialmente sedi stabili né chiese proprie. Ma era solo questione di tempo, e fiorirono gli uni e le altre. La spinta propulsiva dei Teatini si espanse vieppiù sull’onda della beatificazione di Gaetano (1629) e poi il suo ingresso tra i santi (1671). I miracoli di Gaetano toccarono anche Ferrara.

LA STORIA

I suoi biografi cinque-seicenteschi, come Silos, Dentice o Auxentio, raccontano che a Ferrara una dama soffriva di una pericolosa infiammazione della gola «detta da’ medici Eschirentia», versione franco-spagnola “esquinancie/esquilencia” del raro italiano “schirentia”, ovvero l’angina tonsillare. Un male non mortale che il Matthioli, celebre scienziato rinascimentale, raccomandava di curare con la ginestra, tramite il suo «succhio spremuto dai rami macerati». Forse non occorreva un miracolo per sanarla, ma tant’è. Preghiere alla buonanima di Gaetano, intense, fecero guarire la donna. Che non era una persona comune, ma la marchesa Lavinia Pio di Savoia nei Thiene. Parente? Certo. Lavinia era la moglie di Ottavio II Thiene, marchese di Scandiano come erede designato dagli Estensi degli estinti Boiardo.

Ma prima di questo fatto, avvenuto in epoca post-Devoluzione, nella Ferrara del duca Alfonso II i Teatini avevano incontrato una certa ostilità da parte del sovrano, contrario ad ampliare la presenza di nuovi Ordini nella capitale. Dovettero attendere appunto il governo romano per aver modo di erigere la chiesa sulla Giovecca, dedicata a Santa Maria della Pietà. La spoglia facciata rimase priva della decorazione, ma è affine idealmente al tempio di Santa Maria dei Servi nella odierna via Cosmè Tura: sobria, essenziale come sempre sono le opere di Luca Danese, autore dei due progetti. Barocca per il tempo in cui nacque e insieme antibarocca nell’aspetto, se per barocco s’intende adorno all’eccesso. Concetto superficiale. Più affine alla moda seicentesca l’interno di impostazione tridentina, comunque senza fronzoli, a parte decorazioni marmoree che si tramanda fossero portate in città dalla distrutta, grandiosa Delizia estense di Belfiore. Altri marmi policromi pare venissero dalle Indie Orientali.

CORREVA L'ANNO

Ravennate, ma pratico di Ferrara e provincia (infatti morì a Cento nel 1672), uomo dai mille talenti, Danese ha progettato lo scenografico Trepponti di Comacchio, suo capolavoro. L’erezione dei Teatini alla Giovecca, iniziata negli anni Venti del XVII secolo, proseguì fino al 1653, ma la consacrazione è del 1678. La presenza di ammorsature sulla facciata fa capire che si voleva un rivestimento marmoreo, mai effettuato. Anche un altro edificio sacro di Danese e coevo al nostro, la chiesa ravennate di San Romualdo, ha avuto la stessa sorte. I Teatini stanno di fronte al rossettiano Palazzo Roverella, dove tutto armonizza la superficie rossa dei mattoni puri e semplici, lo stesso doveva essere l’Ospedale antico dirimpetto, e la chiesa di San Carlo dell’Aleotti è di nuovo un trionfo del laterizio (pur con eleganti finiture petrose), per non parlare del Castello Estense a fianco. Quindi una stesura di freddi marmi sulla facciata dei Teatini non era forse la cosa migliore da augurarsi a Ferrara, tanto avversa al decorativismo: meglio così.

OPERE D’ARTE

Quanto alle pitture, la supremazia estetica della ineguagliabile Purificazione di Maria del Guercino, nota come Madonna delle colombine (1655), ha attirato da sempre l’attenzione dei visitatori. Le altre opere d’arte della chiesa sono spesso curiose e da meglio studiare. Ad esempio il San Gregorio di Francesco Costanzo Catanio, sempre incline a riempire le scene con tocchi aggressivi e truculenti, spade e pugnali. Affreschi secondo lo stile imperante nella Roma dei Barberini furono eseguiti ai Teatini da Clemente Majoli, attivissimo nella capitale papale, ma a fine carriera, per ragioni insondabili, fu spedito a Ferrara per affrescare le storie di San Gaetano. Poi: nessuno ha ancora capito chi fosse Abramo Scoccese (ovvero Scozzese), che ha eseguito per la chiesa un Transito di san Giuseppe. Attendono esegeti. —

(5-continua)

Micaela Torboli

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