La Nuova Ferrara

«Quanti ricordi con il mio amico Pierangelo» Negri racconta la genesi del brano Pescatore

Davide Bonesi
«Quanti ricordi con il mio amico Pierangelo» Negri racconta la genesi del brano Pescatore

L’autore codigorese omaggia Bertoli nell’anniversario della nascita: «Era pigro nello scrivere, ma gli sarò sempre grato per avermi dato fiducia» 

05 novembre 2020
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il personaggio



Quello di Marco Negri fuori dai confini provinciali è certamente un nome poco noto, ma se dici Pierangelo Bertoli ecco che la “percezione” cambia. Oggi l’amatissimo cantautore di Sassuolo avrebbe compiuto 78 anni (è morto nel 2002), ma non sarebbe lo stesso Bertoli se sulla sua strada nel 1980 non avesse trovato il geometra Marco Negri di Codigoro, che armato di coraggio gli ha fatto sentire Pescatore, il brano che ha cambiato la carriera artistica di Bertoli, portandolo alla popolarità assoluta dopo essere stato per anni un autore impegnato sì, ma di nicchia.

Negri, 67 anni, ha continuato la collaborazione con Bertoli per altri vent’anni, lavorando poi con altri artisti famosi oltre a portare avanti una carriera parallela solista e in duo con la compagna Marilisa Maniero. «Ho avuto la fortuna di vivere di musica, per me che da geometra vedevo la mia vita ormai incanalata è stato un successo», racconta Marco alla Nuova.



Ma riavvolgiamo il nastro, andiamo indietro di 40 anni, quando il 27enne Negri porta il brano Pescatore a Bertoli: «È stato del tutto casuale. Io lavoravo, ma mi piaceva la musica, suonavo e scrivevo, ma allora ero fermo a tre soli brani, fra cui Pescatore, che avevo già arrangiato. Non conoscevo Bertoli, mi piaceva e apprezzavo la sua forza di salire sul palco in carrozzina. Non pensavo certo di arrivare a lui, ma alcuni amici mi hanno spinto a provarci e sono andato. Il brano a lui non era piaciuto, invece alla moglie e al suo direttore artistico (Alfredo Cerruti, morto pochi giorni fa; ndr) molto. Ormai il disco Certi momenti era concluso, ma hanno deciso di inserire il brano, cantato da Pierangelo con una giovanissima Fiorella Mannoia. Il successo fu enorme, il disco vendette in pochissimo tempo 400mila copie, numeri mai raggiunti da Bertoli».



Come detto, il connubio è proseguito per circa vent’anni con una lunga serie di brani, ma anche con un mistero... «Ho scritto di fatto buona parte del testo di Spunta la luna del monte, portato con i Tazenda a Sanremo, altro grande successo, ma il mio nome non risulta da alcuna parte. Ogni tanto penso a livello di Siae quanti soldi ho perso per questo...Ma Pierangelo era così, piuttosto pigro, non sono l’unico autore a cuci ha preso un brano. Ma sono passati tanti anni, ormai non è un problema. Pierangelo l’ho sempre considerato un amico: un uomo di vasta cultura al quale sarò sempre grato, perché è stato lui a farmi credere nel mio lavoro. E mi ritengo uno dei pochi che ha scritto per anni i testi per le sue canzoni. E ci si frequentava spesso, ho voluto bene a lui e alla sua famiglia, la moglie Bruna (Pattacini; ndr), donna di grande carattere».



Ma Marco non si è fermato a Bertoli, è tornato a lavorare con la Mannoia, ha scritto brani per Gerardina Trovato e da diversi anni scrive colonne sonore per programmi Mediaset: «Anche questo è stato casuale. Alcuni anni fa ho conosciuto Maurizio Corechà figlio di Oreste (famoso per aver portato il brano Azzurro a Celentano, poi ha fondato l’etichetta Caramba; ndr), mi ha chiesto se volevo realizzare delle sigle e in questi casi o dici no o accetti e stai alle condizioni di chi ti appalta il lavoro. Non ti danno tracce, ti chiedono alcune musiche e così ho fatto e ogni tanto qualche sigla mia si sente, da “Mela verde” al “Meteo”. Ma Bertoli a parte, sono soddisfatto di quello che ho raggiunto in questi anni, non posso lamentarmi per i dischi venduti».



Da ormai diversi anni è facile vedere Marco sul palco assieme a Marilisa Maniero, compagna artistica e nella vita: «Scrivo tanti brani anche per noi, ma attenzione a definirli musica da balera. Io scrivo canzoni di musica leggera, ci sono brani di band leggendarie che sono valzer o sono brani popolari. Bisogna portare grande rispetto per il liscio, per me è il country italiano, certe canzoni affidate ad artisti famosi sarebbero dei successi assicurati, d’altronde negli anni d’oro alcuni dischi hanno incassato centinaia di migliaia di euro con poca pubblicità. Ritengo andrebbe valorizzato molto di più».

Intanto, Covid permettendo ovviamente, Negri ha accettato di entrare nella scuola Estense music academy di Ferrara, dove prenderà il posto del compianto Vito Santimone nel corso per diventare songwriter: «Diciamo che è un corso per autore e compositore, preferisco in italiano. L’idea è quella di prendere un testo portato da uno studente e svilupparlo trasformandolo in canzone, oppure realizzare un brano partendo semplicemente dal titolo. Io non ho studiato musica, sono un autodidatta che amava suonare e si divertiva a scrivere testi: credo che ancora oggi per diventare qualcuno bisogna essere originali e credere in se stessi». —