Black Eyed Peas dal vivo a Ferrara: «L’affetto del pubblico è tutto»
La band domani al Summer Festival, sul palco anche Paola e Chiara
Ferrara I Black Eyed Peas sono un’istituzione. In quasi trent’anni di carriera hanno suonato in tutto il mondo, scritto hit che hanno fatto ballare milioni di persone e venduto milioni di dischi. Hanno saputo evolversi senza snaturarsi e domani saranno a Ferrara per la seconda serata del Summer Vibez, rassegna che si svolge all’interno del Ferrara Summer Festival.
Sul palco con loro anche Paola e Chiara che, dopo l’esibizione a Sanremo, sono tornate in grande forma sotto i riflettori. In attesa di vederli dal vivo li abbiamo intervistati. Taboo, rapper e attore nella band fin dagli inizi, racconta l’epopea dei Black Eyed Peas, dagli esordi a Los Angeles all’amore per l’Italia.
Partiamo dall’inizio, come vi siete incontrati e quando avete deciso di creare la band?
«È una lunga storia, iniziata nel 1988 quando will.i.am ha incontrato gli Apl.de.ap a East Los Angeles, all’inizio della loro adolescenza. I ragazzi mi furono presentati per la prima volta dal nostro amico e manager di lunga data, Polo Molina, al Ballistics, un locale che frequentavo a Hollywood per vedere rapper sia emergenti che affermati. Abbiamo legato con la break dance e le rap battle, poi abbiamo iniziato a lavorare insieme sui beat».
Perché questo nome?
«Ci siamo chiamati Black Eyed Peas perché la nostra musica è “cibo per l’anima”. La nostra prima collaborazione è arrivata quando abbiamo firmato il nostro primo contratto con Interscope Records. Ora, quasi 30 anni dopo, continuiamo a spaccare insieme».
Cosa rappresenta la musica per voi?
«È davvero un linguaggio internazionale che non conosce confini. Esistono innumerevoli tipi di musica di ogni genere, quindi c’è qualcosa che può piacere a ciascuno. Se chiedete a qualsiasi persona di parlare di musica, avrà di sicuro qualcosa da condividere, qualcosa di cui parlare. La musica è anche profondamente legata alla cultura popolare, racconta storie e trasmette messaggi su ciò che la gente fa, pensa e sente in un determinato momento o luogo».
Vi piace la dimensione live? Che rapporto avete con il pubblico?
«Esibirci e fare concerti è uno dei nostri momenti preferiti. Molte cose sono cambiate nel mondo della musica ma non i concerti. In tour percepiamo costantemente amore ed energia, interagire con la nostra community di persona è davvero la sensazione più gratificante. Non saremmo dove o chi siamo oggi senza il supporto del pubblico: amiamo i nostri fan e i Peabodies di tutto il mondo».
I numeri parlano per voi, il vostro successo è planetario. Conoscete l’Italia? Avete partecipato a Sanremo, che esperienza è stata?
«Abbiamo avuto il privilegio di suonare a Sanremo due volte, nel 2004, all’inizio della nostra carriera, e poi nel 2023. Amiamo questo Paese e tutto ciò che lo riguarda, il cibo, la moda, gli splendidi palazzi, così come il ruolo leggendario dell’Italia nella musica classica e nell’opera».
Qual è il vostro rapporto con la musica?
«Continuare a esplorare. Nei primi anni 2000 abbiamo incorporato il potenziale della musica dance elettronica nel nostro sound e la gente ha amato “Boom Boom Pow” e “I Gotta Feeling”. Negli anni più recenti “Translation” ed “Elevation” hanno visto molte collaborazioni latine: si tratta di tenere la mente e le orecchie sempre ben aperte».
Come nascono le vostre canzoni?
«A volte le nostre canzoni iniziano con il testo, una frase accattivante, una storia, magari qualcosa di attualità… altre volte con un beat». “Elevation” è il vostro nuovo album, e forse c’è meno rap e hip hop e più pop, che disco è per voi?
«Ogni album è un momento molto importante per noi; è come una capsula del tempo».
La scaletta sarà incentrata su “Elevation” o sarà un mix della vostra carriera?
«Se ve lo svelassimo non sarebbe una sorpresa. Posso però dire che l’energia non mancherà, quando ci esibiamo diamo sempre il massimo».
Porte aperte dalle 19.30. Per informazioni e biglietti: www.ticketone.it.l