La Nuova Ferrara

La mostra

Ferrara, Funi e gli scavi di Spina. Fascino parallelo: anni Trenta fra modernità e antichità

Veronica Capucci
Ferrara, Funi e gli scavi di Spina. Fascino parallelo: anni Trenta fra modernità e antichità

Possibilità di visite da oggi al 17 marzo al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara

12 novembre 2023
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Ferrara Achille Funi in dialogo con l’antichità. Con “Il tempo immaginato. Achille Funi tra archeologia e modernità”, mostra che è possibile vistare da oggi al 17 marzo al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, curata da Tiziano Trocchi, Emanuela Fiori e Luciano Rivi. Un focus di approfondimento sul pittore, che si affianca idealmente all’antologica in corso a Palazzo dei Diamanti.

La mostra nasce nell’ambito di Sintonie, accordo triennale tra la Direzione Regionale Musei dell’Emilia Romagna, Assicoop Modena&Ferrara e Legacoop Estense. Infatti la maggior parte delle opere di Funi presenti al Museo Archeologico sono state prestate da Assicoop. «Una nuova tappa del percorso iniziato nel 2021 nell’ambito del progetto Sintonie – ricorda Trocchi – che prevede anche alcune mostre temporanee. Abbiamo dato alla nostra esposizione un taglio di approfondimento rispetto all’antologica, creando dei paralleli tra le nostre collezioni e alcuni nostri reperti inserite in dialogo con le opere di Funi e con un’impostazione storiografica». Prendendo spunto dalla concomitanza tra l’inaugurazione del Regio Museo di Spina nell’ottobre 1935 e dall’impresa decorativa condotta tra il 1934 e il 1937 da Funi nell’allora Sala della Consulta a Palazzo Comunale. Giorgio Cozzolino (Musei Emilia Romagna) sottolinea l’importanza della cultura del Novecento a Ferrara, «un fervore necessario dopo secoli di relativa calma. Gli anni ’30 ci hanno lasciato un patrimonio che rende la storia della città densa di riferimenti alla cultura classica». Milo Pacchioni (Assicoop Modena&Ferrara) e Chiara Bertelli (Legacoop Estense) sono tornati su Sintonie e la sua centralità nel favorire la divulgazione di opere d’arte, quindi la curatrice Emanuela Fiori ha illustrato l’esposizione: «La prima sala è una sorta di ordito, una cornice per la presentazione dei dodici cartoni dei Mesi. La mostra è nata da un lavoro collettivo, frutto dello scambio di varie competenze. Credo che abbiamo realizzato una mostra che potrà essere vicina al pubblico. Abbiamo avuto qui l’opera “Omaggio alla scuola pompeiana” e io sono sempre stata appassionata di Funi per cui non mi sembrava vero affrontare questa esposizione. Accostare Funi all’antico è stato tutt’altro che semplice, abbiamo dovuto lavorare su concetti, sempre difficili da spiegare. Troverete pezzi straordinari di archeologia – spiega Fiori –, che una volta messi di fronte alle opere di Funi si prestano a una lettura visiva incredibile, oltre ogni nostra aspettativa. Ci siamo incentrati sul periodo 1933-1937 della cultura cittadina e di quello che succede a Ferrara in quegli anni, inserendolo nel racconto». l