La Nuova Ferrara

L’intervista

Marco Morandi a Copparo: «La musica mi ha dato coraggio»

Samuele Govoni
Marco Morandi a Copparo: «La musica mi ha dato coraggio»

Il cantante porterà sul palco del De Micheli le canzoni della vita

22 gennaio 2024
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Copparo Ci sono canzoni che restano indelebili dentro di noi, che lasciano un segno e nei confronti delle quali saremo grati per sempre. C’è chi le omaggia continuando ad ascoltarle anche ad anni di distanza e chi sceglie di farle proprie, di “indossarle” e reinterpretarle. Marco Morandi, cantante e attore, ha fatto così e nel concerto “Venti canzoni da portare su un’isola deserta” le condivide con il pubblico. Sabato alle 21 lo spettacolo farà tappa al teatro De Micheli di Copparo (piazza del Popolo). In vista della serata il protagonista si racconta ai lettori della Nuova Ferrara.

Un concerto che è anche un po’ racconto di vita, come nasce?

«Tra poco compirò cinquant’anni, fa un certo effetto. Qualche tempo fa, pensando a questo traguardo, ho iniziato a ragionare anche sulle canzoni che nel corso degli anni mi hanno accompagnato. Ho cominciato ad appuntarmi titoli e ricordi e alla fine mi sono trovato con un elenco di pezzi di grande spessore, alcuni sono vere e proprie bandiere, altri sono quasi sconosciuti».

Ne ha individuate venti da subito?

«No, all’inizio erano di più ma poi ho fatto una selezione e sono arrivato all’osso. Ho creato questa “scaletta-diario” che ha poi dato vita a “Venti canzoni da portare su un’isola deserta”. Sul palco le propongo in maniera intima, affiancate a ricordi personali. C’è molto di me in questo spettacolo, un concerto che è anche un racconto di vita».

La parte più difficile?

«Scegliere non è stato facile ma alla fine ce l’ho fatta. Ci sono brani di Battiato, Fossati, Dalla… e poi c’è “Centonove”, canzone che ho scritto e che dedico a Rino Gaetano, figura imprescindibile per me. Ho volutamente escluso i brani in lingua straniera, i testi dovevano arrivare a tutti».

Questa “top 20” è nata in funzione di uno spettacolo?

«No, lo spettacolo è arrivato dopo. Inizialmente stavo ragionando ad una mia personalissima playlist, mi sarebbe piaciuto reinterpretare e incidere certe canzoni, poi man mano che il progetto prendeva forma ho pensato che sarebbe stato bello condividerle con le persone. Parlare delle sensazioni che suscitano certe strofe».

Qual è il suo rapporto con la musica?

«Ci sono nato dentro. A 5 anni su idea di mio padre (Gianni Morandi, ndr) e mio nonno ho cominciato a studiare violino. Dopo una decina d’anni di formazione classica ho scoperto la musica pop e i cantautori. Alcuni ho avuto il piacere di incontrarli, altri li ho conosciuti attraverso i dischi».

Cosa rappresenta per lei?

«La musica mi ha dato il coraggio, grazie a lei ho vinto la timidezza. Sono una persona riservata e in passato lo ero anche di più, forse anche per contrastare una sovraesposizione che non dipendeva da me. Suonare e cantare le mie canzoni però mi ha aiutato molto, mi ha permesso di trovare il mio equilibrio».

Il pubblico si ritrova nelle canzoni che propone?

«Sì, le canzoni sono della gente ed è bello vedere come quello stesso brano è legato a esperienze diverse. Durante il concerto c’è uno scambio col pubblico emozionante».

A proposito di teatro, come si è avvicinato alla recitazione?

«Anni fa partecipai al musical di Gian Burrasca, un allestimento di successo. Il buio in sala e l’atmosfera che si respirava mi hanno folgorato».

Per info: 0532.864580.