Dall’Ucraina all’Uganda alla Cina: a Ferrara il cinema racconta il presente
Mondovisioni, da oggi sei proiezioni alla sala Estense
Ferrara "Mondovisioni" è senza dubbio uno degli appuntamenti più apprezzati del festival di giornalismo Internazionale a Ferrara. Nel corso della tre giorni che da anni si tiene nel centro storico di Ferrara il primo weekend di ottobre, non solo è possibile partecipare a conferenze e incontri con giornalisti provenienti da tutto il mondo, ma è possibile anche vedere documentari bellissimi, capaci di raccontare il presente attraverso immagini e testimonianze reali. Un’occasione concreta per imparare qualcosa in più su culture diverse e conflitti lontanissimi (ma che comunque dovrebbero riguardarci). Compito di "Mondovisioni" non è creare nuovi esperti di geopolitica o di questioni internazionali ma renderci un po’ più sensibili e attenti. E non è poco.I sei titoli che da questa sera, in attesa della riapertura del Boldini, verranno riproposti alla sala Estense di Ferrara (piazza Municipale), sono stati acclamati a Berlino e al Sundace. La rassegna è organizzata da Arci Ferrara. Ingresso in sala dalle 20.30, inizio proiezioni ore 21.15, biglietto 5 euro.
Il programma
Si comincia con "20 days in Mariupol", film di Mstyslav Chernov che ha appena ricevuto l’Oscar come miglior documentario. Alla vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina, una squadra di giornalisti entra nella città portuale di Mariupol. Le loro immagini, diffuse dai media mondiali, documentano morte e distruzione, e smentiranno la disinformazione russa. Di fronte a tanto dolore il regista e giornalista ucraino Mstyslav Chernov si chiede se filmare ancora possa fare qualche differenza, ma sono gli stessi cittadini di Mariupol a implorarlo di continuare, perché il mondo sia testimone.Domani si continua con "Praying for Armageddon" di Tonje Hessen Schei: un thriller politico che indaga le pericolose conseguenze della fusione tra cristianesimo evangelico e politica statunitense. Frutto di anni di ricerche, il documentario rivela come le strutture del fondamentalismo indeboliscano il tessuto della democrazia americana, ed evidenzia l’impatto devastante che la religione esercita sulla politica estera del Paese. Mercoledì sarà il turno di "Seven Winters in Tehran", diretto da Steffi Niederzoll. Il film parte da Teheran, il 7 luglio 2007: Reyhaneh Jabbari, 19 anni, ha un incontro di lavoro con un nuovo cliente. Lui tenta di violentarla, lei lo accoltella e fugge. Più tardi, viene arrestata e accusata di omicidio. Il film ripercorre il processo, la detenzione e il destino di una donna diventata simbolo di resistenza per un intero Paese. Lunedì 27 maggio si riparte con "The Lost Souls of Syria" di Garance Le Caisne e Stéphane Malterre. Il regista e la sua consulente storica hanno indagato fino a che punto la giustizia internazionale si dimostri impotente nel perseguire il criminale Stato siriano. Il 28 spazio a "Theatre of violence" di Emil Langballe e Lukasz Konopa. Si chiude il 29 maggio con "Total Trust" di Jialing Zhang, uno sguardo intimo ed esclusivo dall’interno della Cina, una storia inquietante di tecnologia, repressione e abuso di potere.