La Nuova Ferrara

Il concerto

Malborghetto, Capovilla al Rockafe: «Nelle canzoni c’è tutta la mia vita»

Nicolas Stochino
Malborghetto, Capovilla al Rockafe: «Nelle canzoni c’è tutta la mia vita»

Il 31 maggio con i Cattivi Maestri sarà protagonista della festa del Natural Head Quarter

30 maggio 2024
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Malborghetto Pierpaolo Capovilla e I Cattivi Maestri saranno gli headliner della serata in programma domani al Rockafe in occasione della festa del Natural Head Quarter. La band porterà sul palco i brani dell’omonimo disco registrato a Ferrara e pubblicato a maggio 2022. In attesa del concerto, Capovilla si racconta ai lettori de la Nuova Ferrara.

Partiamo dalle sue origini. Come si è avvicinato alla musica?

«Mi sono legato alla musica sin da ragazzo e a 14 anni ho iniziato a suonare in una band. Quell’esperienza è stata una palestra di crescita, che mi ha insegnato a confrontarmi con gli altri».

Quando ha capito di poterne fare un mestiere?

«La consapevolezza è arrivata con il Teatro degli Orrori, in particolar modo con il secondo disco. Avevo poco più di 30 anni e fino ad allora avevo portato avanti prima lo studio e poi il lavoro, ma da quell’album ho compreso che avrei potuto vivere di musica».

 Al centro delle sue canzoni c’è sempre la condizione umana. La musica ha un ruolo sociale?

«Le mie canzoni sono tutte autobiografiche e la mia persona vive all’interno di una comunità. Nelle mie canzoni parlo spesso degli altri, uomini e donne, degli emarginati, degli esclusi e della povera gente, perché fanno parte della mia biografia. Penso che la canzone popolare abbia il compito preciso di farsi cultura critica, ovvero l’individuazione dei limiti entro i quali vengono costrette le nostre esistenze, diventando così un fenomeno politico».

Com’è nato il progetto che ora porta avanti?

«Anni fa ho capito che il percorso con il Teatro degli Orrori sarebbe finito. Ho iniziato a scrivere nuovi testi e avevo bisogno di musicisti con cui lavorare a stretto contatto. Sono onorato di poter condividere registrazioni e palco con Egle Sommacal, Fabrizio Baioni e Federico Aggio. Nel disco parlo di una guerra, non solo quella fatta con i proiettili, ma anche quella interiore che ti porta a non riuscire più ad amare il prossimo».

 La copertina è particolare.

 «La desideravo da tanto tempo. È raffigurato Gesù Cristo con un cuore in mano, al cui interno si trovano falce e martello. È una provocazione dei tempi odierni in cui gli ideali di fratellanza e giustizia vengono continuamente contraddetti dalle circostanze sociali in cui viviamo».

Ricorda il primo approccio con l’Nhq?

«Ho profonda stima di Manuele Fusaroli, che conosco da tanti anni. Questa amicizia ha avuto il culmine durante le fasi di lavoro con I Cattivi Maestri, progetto in cui Fusaroli ha fatto da produttore del disco».

Cosa vede nel suo futuro artistico?

«Sto scrivendo il repertorio per un futuro secondo disco con I Cattivi Maestri. Sto perseguendo un percorso un po’ diverso da prima. Sono sempre stato legato al rock americano primigenio, ma oggi sento il desiderio di orientarmi vero sonorità più new wave».