La Nuova Ferrara

Il personaggio

Ferrara, il liutaio che dona nuova vita a strumenti antichi e “spenti”

Margherita Goberti
Ferrara, il liutaio che dona nuova vita a strumenti antichi e “spenti”

La passione di Petrucci: «Mi impegno a farli suonare ancora»

09 giugno 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Un lungo percorso lavorativo in tutt’altro settore per ben 52 anni di contribuzione, ma finalmente dal 2012 Francesco Petrucci ha potuto dedicarsi interamente alla sua grande passione: la liuteria. Una vecchia passione, che ha perfezionato alla Scuola di artigianato di Cento dove dopo quattro anni ha conseguito il diploma di liutaio e nel 1991 l’iscrizione al Libro d’oro. Durante e soprattutto dopo il diploma, ha seguito vari corsi di aggiornamento studiando i "testi sacri" dei grandi maestri liutai. A Vigarano Pieve, si è poi organizzato uno spazio dove ancora oggi si dedica alla produzione di strumenti, sia tradizionali che progettazione e costruzione di quelli di nuova ideazione e negli ultimi anni al restauro di quelli antichi. «Procedo per fasi - ci racconta - e quella che sto vivendo attualmente è dedicata al restauro di strumenti antichi che pur appartenendo a gente comune, hanno per forza una loro storia che mi affascina. Mi sto dedicando a un violino talmente interessante da meritare un libro che ho intenzione di scrivere. Infatti ha subìto enormi violenze atmosferiche, restando sepolto nel fango per oltre vent’anni ma sono convinto che riuscirò a recuperarlo, anche se è formato da ben 47 parti. Ci vorranno mesi, perché il lavoro del restauratore ha tempi particolari, ma sono certo tornerà a suonare». Petrucci poi ci spiega come si costruisce un violino: il fondo, il manico e le fasce degli strumenti ad arco sono costituiti da acero dei Balcani, bianco, bello e compatto, molto venato; per i piani armonici, secondo la Scuola di Liuteria Cremonese che Francesco segue, si utilizza invece solo l’abete rosso della Val di Fiemme, che lui stesso va a scegliersi nei magazzini della Guardia forestale che gestisce il Bosco di Paneveggio.

«Le piante vengono abbattute all’età di circa 150 anni e al taglio del tronco si nota che gli anelli annuali sono tutti regolari, sia quelli più scuri e più duri che rappresentano la crescita invernale, sia quelli bianchi e più ricchi di acqua che rappresentano quella estiva. La pianta viene abbattuta con la cima rivolta in basso affinché si scoli della linfa e la prima stagionatura richiede 2 o 3 anni negli stessi magazzini della Forestale; ma è nel laboratorio del liutaio che i legni posizionati orizzontalmente a stagionare per altri 7- 8 anni daranno la loro massima resa. Si formano così le tavole sonore di abete rosso cercate dai liutai di tutto il mondo. Lo stesso Stradivari segnava i tronchi più pregiati che poi i boscaioli tagliavano e spedivano a Cremona. Da questo si capisce quanto può costare un violino di artigianato». Certo i violini costruiti dai cinesi che costano 100 euro sono tutta un’altra cosa ma se la passione di un bambino per la musica dovesse terminare presto per essere sostituta da quella del calcio, fanno bene i genitori a non spendere tanti soldi. «La vita del violino è simile a quella dell’uomo, dai 30 ai 40 anni è pienamente efficiente; dai 70 agli 80 comincia la discesa, a 90 anni iniziano i problemi e poi diventa decrepito. La tavola armonica di meno di tre millimetri, subisce l’invecchiamento più precoce ed è su di essa che si interviene prima che lo spessore si riduca ulteriormente e, se si procede nel modo giusto, lo strumento anche se molto antico tornerà a suonare, però con un suono diverso dall’originale». Sono ormai circa 120 gli strumenti che Petrucci ha realizzato, secondo un procedimento usato dagli antichi liutai, usando addirittura una speciale vernice di prodotti e resine naturali a base di alcol. Dopo averli fatti riposare ancora per un anno per perdere umidità residua, li ha catalogati e fotografati e solo allora sono pronti per la consegna; sono infine oltre 200 quelli restaurati. «Se qualcuno mi viene a chiedere un violino, una viola, una chitarra classica o acustica anche di ispirazione barocca o rinascimentale con corde di budello - conclude Petrucci - gli apro l’armadio e lo faccio scegliere ma io non ho una ditta, sono soltanto un appassionato».