La Nuova Ferrara

L’intervista

Ferrara Buskers Festival, nuove sfide stesso cuore: «Siamo noi»

Samuele Govoni
Ferrara Buskers Festival, nuove sfide stesso cuore: «Siamo noi»

La manifestazione cambia formula. Rebecca Bottoni: «La qualità al centro del percorso»

28 giugno 2024
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Ferrara «Lo senti? Lo sento? L’inizio di una nuova era». Parola di Lorenzo Jovanotti Cherubini. Sono passati cinque anni da “Nuova era”, tormentone estivo che ha fatto ballare migliaia di persone sulle spiagge di tutta Italia (compresa quella di Lido Estensi), eppure quelle parole risuonano più attuali che mai. Lo ripete spesso Rebecca Bottoni: «È iniziata una nuova era, ma siamo sempre noi».

La presidente e direttrice artistica del Ferrara Buskers Festival è pronta ad affrontare una sfida nuova, importante, impegnativa. E lo fa con l’energia e la determinazione che questo passo richiede. «Siamo un’eccellenza a livello internazionale, siamo riconosciuti nel mondo per il nostro format unico e inimitabile. Non vogliamo venire fagocitati da imitazioni o surrogati, vogliamo restare unici e per farlo dobbiamo cambiare». Il cambiamento si può abbracciare o si può subire, Rebecca e la sua squadra hanno scelto la prima strada. Dal 21 al 25 agosto il Ferrara Buskers Festival “trasloca” e dopo 37 anni si sposta in un’altra parte del centro storico. Gli artisti non si esibiranno più tra piazza Trento e Trieste, via Mazzini, San Romano e corso Martiri ma troveranno casa tra corso Ercole I d’Este e parco Massari. Altro passaggio importante è l’introduzione di un biglietto di ingresso, un ticket che non precluderà il fatto di lasciare, come da tradizione, un’offerta agli artisti di strada.

Come nasce l’idea?

«Sono ormai tre anni che ragioniamo su questa evoluzione del festival. Nel 2021, quando abbiamo organizzato un’edizione sperimentale a pagamento per fronteggiare le limitazioni Covid-19, abbiamo riscontrato da parte del pubblico un interesse maggiore. C’era più consapevolezza da parte degli spettatori, più attenzione alle esibizioni. Questo ci ha fatto riflettere».

Che effetto vi fa?

«Per noi il biglietto d’ingresso rappresenta un mezzo economico che ci consente di dedicare maggior attenzione all’organizzazione, agli artisti e dunque anche al pubblico. Sappiamo di compiere un passo importante, per certi versi epocale, ma crediamo sia necessario».

È una scelta ponderata?

«Assolutamente sì. Negli ultimi tre anni abbiamo studiato molto, non volevamo mettere un biglietto di ingresso e lasciare tutto com’era, non sarebbe stato giusto. Abbiamo selezionato con ancor più cura gli artisti che arriveranno a Ferrara e, visto che abbiamo ricevuto 985 richieste complessive, non è stato facile scegliere. Le esibizioni avranno orari più scanditi, le postazioni saranno più distanti e ogni giorno ci sarà un prima e un dopo festival».

Cioè?

«Inizieremo già dal pomeriggio con incontri, workshop e talk. Il pubblico avrà la possibilità non solo di assistere alla performance dell’artista ma anche di conoscerlo da vicino. Dalle 17 alle 20 ci saranno appuntamenti dedicati, dalle 20 a mezzanotte musica ed esibizioni per le strade, e poi da mezzanotte alle 4 del mattino il buskers festival proseguirà a parco Massari. Sempre nel rispetto del luogo e degli orari; non vogliamo disturbare o creare disagi di nessun genere».

Una vera e propria maratona buskers.

«Esattamente, si dormirà poco ma se le cose andranno come ci auguriamo le soddisfazioni saranno tantissime. Ci aspettiamo un pubblico più preparato, attento e dunque anche più esigente; non vediamo l’ora di poter rispondergli con il nostro sorriso migliore. Saranno full immersion di dodici ore al giorno e per noi che stiamo dietro le quinte anche di più».

Come l’ha presa la squadra?

«Bene. La risposta dai vertici dell’associazione al più giovane membro dello staff è stata positiva. Una sfida nuova da affrontare. Dalla prima edizione ad oggi abbiamo avuto in città 5.555 gruppi buskers, un numero enorme. Sfogliando vecchi programmi e guardando vecchie fotografie mi sono imbattuta in artisti che nemmeno ricordavo più; è stata una sorpresa anche per me. Siamo consapevoli di aver creato qualcosa di unico e ora vogliamo alzare il livello».

Quest’anno cambiano anche gli spazi, non pensa sia spiazzante per artisti e pubblico?

«No, anzi, penso che questo cambiamento possa giovare a tutti. Questo cambiamento – dice Rebecca guardando la project manager Erika Sarson seduta accanto a lei – è arrivato come una visione e non poteva essere fatto a metà; ci voleva una rivoluzione che fosse capace di mantenere ciò che è stato e, allo stesso tempo, guardare al futuro. Siamo convinte che tutti, pubblico in primis, saranno felici di percorrere corso Ercole I d’Este e tutta l’area ad esso connessa».

Perché?

«Il centro storico è più ampio di quello che comunemente si è portati a pensare. Per anni, parlando di via Carlo Mayr, ci siamo sentiti dire che era un’area decentrata; per noi è una cosa abbastanza assurda. Vogliamo portare il festival in un’altra parte della città per coinvolgerla e mostrare ai turisti e ai buskers che verranno quanto è bella la nostra città. In più ci siamo accorte che le aree del nuovo percorso potrebbero rivelarsi ancor più accoglienti, suggestive e funzionali di corso Martiri, Listone, San Romano...».

Insomma, un affaccio in più sulla città.

«Esatto. Vorremmo fosse chiara una cosa: con questa scelta la bellezza non è stata privata, è stata rafforzata».

Mancano meno di due mesi all’inizio del festival. Come si sente?

«Sono emozionata. Più lavoro alla costruzione di questa edizione, più mi sembra bellissima. Oltre agli incontri con gli artisti e ai workshop ci sarà spazio anche per visite guidate nei luoghi del festival, ci sarà una mostra e sarà possibile scoprire l’officina di mio padre Stefano, fondatore della manifestazione. Nacque tutto nel suo laboratorio».

Cosa vorrebbe dire a chi non vi conosce o a chi è spaventato dai cambiamenti?

«Passate a trovarci. Venite a vedere com’è prima di criticare. Non deve piacere per forza, è chiaro, ma prima va visto. Sono sicura che sarà un’esperienza per tutti. Ospiteremo sessanta artisti per un totale di 180 spettacoli al giorno, non è emozionante? Ci sono buskers che hanno iniziato qui la loro carriera e che hanno scelto di tornare in città per chiuderla. Ci saranno grandi ritorni e artisti mai visti; sarà bellissimo».

Il biglietto è unico o ci sono formule diverse?

«Siamo tanti, ciascuno ha le proprie esigenze e così abbiamo pensato di differenziare anche gli ingressi. Accesso gratuito sempre fino ai 12 anni. Per chi viene a Ferrara per una toccata e fuga abbiamo il “One day pass”, biglietto che consente di assistere agli show e di partecipare a talk e attività: 11 euro (ridotto 8). Poi c’è il “Family Friends Pass”, per gruppi tra le 4 e le 10 persone sotto i 30 anni (8 euro). “Full Festival Pass”, tutto il festival a 40 euro. E ancora “3-Day Pass” (20 euro), dal 21 al 23 agosto e infine “Group Pass” per gruppi da dieci persone in su (info biglietti@ferrarabuskers.org). Le formule sono già acquistabili su ticketmaster (più diritti di prevendita, ndr)».

Qual è il suo primo ricordo legato al festival?

«Mio padre che mi dice: “Ad agosto non possiamo andare al mare”. Ero una bambina, avevo su per giù dieci anni ed ero abituata a fare le vacanze con i miei genitori ad agosto. Ricordo bene quel momento e - sorride, ndr - ricordo anche che risposi in maniera abbastanza contrariata».

E come andò?

«Mi disse che ad agosto sarebbero venuti a Ferrara dei musicisti e che per questo non saremmo potuti andare in vacanza. Io pensai: “Ma chi sono questi musicisti che non mi fanno andare al mare?”. Era l’estate del 1988, la prima edizione del festival. Quando arrivò il momento ricordo che mi divertii moltissimo. Fu così anche l’estate seguente e quella dopo. Ormai sono 37 anni che non vado più al mare ad agosto».