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La storia

Righini, un talento made in Fe. I suoi video virali su Instagram

Stefania Andreotti

	Edoardo Righini (foto Nicola Bianchi)
Edoardo Righini (foto Nicola Bianchi)

«Dal tribunale ai social: ora mi pagano per fare ciò che amo»

02 agosto 2024
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Ferrara «Ho fatto le elementari a Pontegradella e mi colpiva che le persone mi chiedessero in che sezione fossi: ce n’era solo una, sembrava la scuola del libro Cuore, cinque classi su due piani con un corpo docente di sette persone. Che poi a me piaceva molto che fossimo in pochi, non come oggi che le aule sembrano multisale. Quando uscivamo in cortile giocavamo tutti assieme dai 6 ai 12 anni: un’intergenerazionalità spontanea».

Già nella sua prima infanzia ferrarese, Edoardo Righini era immerso in un brodo primordiale di socialità. Ancora non lo sapeva, ma questo avrebbe determinato il suo futuro. Oggi, a 33 anni, lo ritroviamo infatti creatore di contenuti per i social, con 167mila follower su Instagram e alle spalle un seguitissimo podcast, “Trentennamenti”, nato in pandemia per raccontare il passaggio agli “enta” della sua generazione. Ora Edoardo vive a Milano, dove a 18 anni si è trasferito per studiare Giurisprudenza alla Bocconi, ma non ha perso l’inflessione tipica della sua terra natia, che aggiunge un’irresistibile schiettezza ai suoi reel quotidiani in cui commenta temi a lui cari o i fatti del giorno. Due minuti di ironia sagace, la cui sapiente costruzione si combina con una presenza scenica spontanea, che permette al volto simpatico di Righini, incorniciato dall’immancabile berretto arancio e dagli occhiali con la montatura nera, di entrare a fare naturalmente parte nella quotidianità dei suoi seguaci, che non possono che volergli bene e aspettare con impazienza le sue pillole quotidiane.

«Quello che invece non mi piaceva affatto – continua Edoardo parlando dei suoi primi anni ferraresi – erano i pomeriggi dalle suore, donne dell’Est che con noi erano glaciali, è stata una specie di educazione siberiana. Noi, figli del progresso borghese occidentale, non potevamo alzarci da tavola senza aver finito quel che avevamo nel piatto, così ci lanciavamo in esperimenti architettonici per assemblare gli alimenti e farli apparire pochi resti irrilevanti. Non sempre ci riusciva. Molto meglio la mensa delle medie alla Dante, dove si barattavano favori per finire le cose rimaste nel piatto degli altri: si finiva il purè del compagno in cambio delle formule del problema di matematica o del cd dei Green Day».

È stato al Liceo Ariosto che Edoardo ha ricevuto il consiglio che ha dato una svolta alla sua vita. «Ancora non so dire se sia stato il migliore o il peggiore suggerimento ricevuto, forse entrambe le cose. In quinta superiore non avevo idea di cosa fare, a differenza dei miei genitori nati con una vocazione (la mamma è caposala della terapia intensiva neonatale di Cona e il papà è primario di anestesia all’ospedale del Delta; ndr) e i miei professori mi hanno detto che qualunque cosa avessi scelto, dovevo restare nell’eccellenza. A me piaceva leggere, scrivere e parlare, così la banalità del male mi ha spinto verso l’avvocatura e per stare ai livelli più alti mi sono trasferito a Milano». Dopo la laurea, come spesso accade, Edoardo ha scelto tutt’altro: ora fa il copywriter per un’agenzia di comunicazione e qualche anno fa ha deciso di dare sfogo alla sua inesauribile vena creativa con dei video che sono presto diventati virali. L’ultima novità è che a settembre Righini condurrà il TedX Ferrara. E c’è da credere che non si fermerà qui.l

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