La Nuova Ferrara

L’evento

Einstürzende Neubaute, spettacolo unico a Ferrara

Stefania Piscitello

	Einstürzende Neubaute / foto Sara Tosi
Einstürzende Neubaute / foto Sara Tosi

La band tedesca in concerto all’Abbado. Due ore di concerto e pubblico incantato

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Ferrara Oltre quarant'anni e non sentirli. Sono stati gli Einstürzende Neubauten a chiudere giovedì sera la rassegna di Ferrara Sotto le Stelle 2024, in un concerto sold out al Teatro comunale Abbado di Ferrara. Letteralmente il loro nome significa "nuovi edifici che crollano", ed è questo che rappresenta la loro musica e  ciò che hanno portato sul palco. Una musica che a tratti sembra non esserlo, dalle  atmosfere industrial, rumoriste e  anche dark, il nuovo - con il loro album  "Rampen (apm: alien pop music)" -  che si mescola alla loro storia. La loro lunghissima storia bisognerebbe dire per la band tedesca nata negli anni 80 a Berlino Ovest. Il gruppo capitanato da Blixa Barged - per vent'anni chitarrista e cantante dei Bad Seeds, il gruppo di Nick Cave -  ha portato sul palco quella che può essere definita un'opera d'arte, come un quadro in cui a comparire all'improvviso sono un carrello della spesa (che proprio come un ospite gradito e atteso viene presentato da Blixa agli spettatori), taniche e bidoni. A dimostrazione di come tutto possa diventare musica se passa sotto le mani di chi sa di cosa sta parlando.

Il risultato è qualcosa di unico che per due ore tiene il pubblico con le orecchie tese a quei suoni della vita quotidiana che si trasformano e con gli occhi fissi sul palco in attesa di scoprire in che modo gli Einstürzende Neubauten suoneranno quelle barre di acciaio posizionate davanti alla batteria. In tutto ciò, poi, c'è una certezza: la linea di basso di Alexander Hacke, storico membro del gruppo che per i primi anni è stato alla chitarra. E così giovedì al teatro comunale i tedeschi hanno preso per mano gli spettatori accompagnandoli in uno show fatto di suoni inesplorati  e attraverso hit come "Sabrina" o "Susej". Per il resto niente fronzoli: non c'erano ballerini, effetti speciali o mega schermi. Solo il palco illuminato e lo sfondo che cambia colore con le canzoni, tingendosi per qualche minuto anche di rosso. E il pubblico - tra cui non mancavano anche persone giovani - concentrato sulle chitarre, sui bassi, sugli avvitatori  e perfino sul suono dell'aria compressa.