La Nuova Ferrara

Il ritratto

Antenore Magri, i quadri musicali e l’estro del pittore ferrarese

Mirella Golinelli
Antenore Magri, i quadri musicali e l’estro del pittore ferrarese

Nato nel 1907 ebbe la capacità di esaltare la semplicità delle cose

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Ferrara Anno 1907, è in un fermento d’interessi, in un mondo dove si disputa la prima della  Milano-Sanremo, nascono i primi biscotti per cani della Bennet, negli Stati Uniti, Picasso dipinge il grande quadro «Les  demoiselle d’Avignon», Rainer Maria Rilke pubblica le  Nuove Poesie, Maurice Leblanc plasma il personaggio  del ladro gentiluomo, Arsenio Lupin, ed, Auguste e  Louis Lumiere producono le prime lastre, per fotografare a colori, che nasce il pittore ferrarese Antenore Magri. Dopo aver frequentato la scuola d’arte Dosso Dossi, sotto la guida di Longanesi, nel 1920 inizia la sua produzione pittorica. Espone a Torino, Milano, Venezia  e Roma,con un gruppo di futuristi negli anni dal 1934 al 1939. Espone inoltre alla XXIII edizione della Biennale di Venezia nel 1942. La  sua opera è contemporaneamente presentata nelle più importanti  gallerie nazionali, oltreché in Svezia, Austria e Svizzera. Alla carriera artistica, affianca pure quella di noto gallerista e fautore di concorsi. Ernesto Treccani, Orfeo Tamburi e, Virgilio Guidi,  scrivono la prefazio ai suoi cataloghi per le mostre che si  terranno a Milano nel 1961 ed a Parigi l’anno seguente Le sue opera acquisirono il valore meritato solo quando nel 1940, uscì da Ferrara.

Il tratto pittorico di Magri, inizialmente venne definito neo-surrealista, appellativo che sicuramente gli stava stretto. Intanto Corrado Forlin, ed altri futuristi appartenenti al Gruppo  Savarè che esponevano  nel Castello Estense di Ferrara, gli presentarono  il padre del futurismo, Filippo Tomaso Marinetti. Egli pittore, scrittore e poeta che smosse il mondo culturale della sua epoca con le sue opere giovanili pervase di una ferrea volontà innovatrice, era nato ad Alessandria d’Egitto nel 1876.   Disponendo le parole sui fogli bianchi, senza regola, rovesciando le norme della sintassi e della punteggiatura, decretò nel 1915, quella corrente di libertà, dalla quale nacque il movimento futurista. Antenore Magri fu tenuto in grande considerazione da  Marinetti, perché, nonostante la sua tela fosse pregna di  ferraresità, egli fu in grado di  estraniarla dallo scenario della quotidianità cittadina . Magri si confida: “Amo ancora tutte quelle cose che pur vivendo  vicine all’uomo non partecipano al suo frastuono e ascoltano la voce del vento, gli  echi che si perdono nel grande spazio, per gli ampi orizzonti senza limite in una ansietà infinita .Fragili alberelli  svettanti nei cieli tersi, barche arenate su spiagge deserte, palloncini immobili e curiosi, oggetti inanimati, interni incantati, luci lunari su gelide pianure, ombre lunghe e  ferme, la notte ed il suo silenzio .Questi gli elementi più  consueti nei miei lavori; immagini di luoghi già incontrati o sognati per riportarmi almeno per un attimo in intimità con me stesso e con la  natura incorrotta che ancora ci circonda. Questo è tutto quanto ho cercato di dire con  il colore”. Da questo si desume, come dal resto dal titolo  delle sue opere, (Il palloncino curioso, La pianura gelata, Tramonto col sole, Frutta sul  mare, Piccola nevicata sul bosco, Il traghetto con l’arco rosso, La cuccuma smaltata, Ombre sul prato, Le barche di  carta,...), quanto quest’artista fosse legato alla natura, alle caliginose serate, ai paesaggi soleggiati del suo territorio . Un successo, il suo, che solca  i decenni ’50, ’60, dove dall’essenza del paesaggio, arriva  circa agli inizi degli anni settanta, a dipingere manichini il cui sembiante e, le cui  mani apparentemente annullate, sono rischiarate da una  pennellata chiara e lucente. Nascono così le sequenze  espressive delle “attese” e dei «quadri musicali».

L'ispirazione nasce dalla musica e si tramuta in pittura. È così per Antenore Magri, il cui centenario della nascita (1907-2007) fu celebrato da un articolo comparso su la Nuova Ferrara del 12 aprile 2007 e divenuto pagina dell'enciclopedia Wikipedia. A far ascendere i dipinti di Antenore Magri, nell'Olimpo pittorico collocato tra il 1880 e la data della sua morte (1978), tra Pablo Picasso (1881-1973), George Braque (1882 -1963)  e March Chagall (1887-1985), sono le linee che definiscono gli strumenti musicali impressionati nelle sue tele. L'armonia che è espressa da Magri nei suoi dipinti, è raggiunta dalla fusione di elementi come: le sensazioni uditive, prodotte nelle ore notturne dall'ascolto in perpetuo silenzio  delle musiche di Mozart, Verdi, Wagner e Mahler, da quegli orizzonti a colori freddi dai quali emergono le sue figure filiformi ed elegantemente gotiche, e da quella solitudine melancolica che il suo pennello, articolato flessuosamente dalla mano  riporta sul biancore della tela.  Un mondo  oltre la fisicità,  dove le sue figure femminili perfettamente morbide e aggraziate sono senza tempo e aleggiano nell'ineccepibilità del tratto. Gli strumenti musicali che adornano lo spazio come gioielli, elaborano il corpo femminile nella sua pura sensualità, essenziale e seducente. Magri, lascia spazio all'immaginario di chi osserva, il quale può delineare su quei corpi e quei volti, i tratti fantastici di amori proibiti  con i loro nascosti desideri. Gli strumenti musicali che Magri rappresenta sono senza corde, come gli strumenti “impossibili” suonati dagli Angeli e dipinti da Gaudenzio Ferrari  - nel numero di 50 – nella Cupola della Beata Vergine dei Miracoli a Saronno, Varese. Nel silenzio dei luoghi deserti, le sue donne sono uniche, avvolte dall'ombra del mistero e, la loro luce è quella emanata dall'anima serena, imperturbabile, immortale. Paesaggi lunari che trasportano gli occhi e la mente, in quell'angolo segreto, in cui ognuno di noi, si sente  desiderato, prezioso  e unico; dove il ricercare la poesia assurge ad uno stato di grazia eufonica. L'opera lirica e la musica classica, furono per Magri i compagni di vita e i fautori della sua arte. Tra le opere più emblematiche, della sua produzione pittorica, in cui vi sono strumenti musicali, si ricordano: Senza titolo (1950), Natura Morta (1950), Musica metafisica( 1962), Musicanti (1968), Senxa titolo(1968), Mandolino su sedia di ferro, Piccolo coro (1972), Figura con mandolino (1975). La passione per la musica fu coltivata con l'ascolto e praticata dal Magri. Infatti fu corista, nel coro della Bohéme di Puccini, al Teatro Verdi di Ferrara Magri, unì al talento artistico, quello di rigoroso gallerista, divenendo amico dei più famosi artisti a lui contemporanei. Più energica diviene quell’attività alla fine del 1970, mentre nei suoi quadri il fregio si  fa più seriale, precorrendo l’era del computer e, la foggia  delle lampadine a basso consumo. Egli amò Ferrara, regalando al mondo gli aspetti straordinariamente evocativi  di questa magica città, immortalando a perenne ricordo con il suo pennello, quelle tinte che solo lividi orizzonti senza nubi, trasmettono. Nacque a Ferrara il 22 gennaio 1907 ed ivi mori, il 26 maggio 1978.  Come Giorgio Morandi e Norma Mascellani, Magri fu in grado di esaltare la semplicità delle cose, collocandole nell'empireo.  Le due danzatrici sono il suo capolavoro. In questa tela come, nella Suonatrice  di mandolino, i corpi sono eteri, trasparenti, come i capolavori scultorei di Antonio Canova, solo spiriti, ectoplasmi ultraterreni. La sua pittura ispirata al mondo giapponese, è godibile mentre l'osservatore ascolta il “coro a bocca chiusa” della Butterfly di Giacomo Puccini. In silente calma “attesa”, carica di speranza per un mondo perfetto, la sola viola d'amore sostiene il coro di sole voci acute. E' l'immagine di quel mandolino che suonava Antenore Magri, nell'Orchestra a plettro Gino Neri; lo strumento che ha rappresentato il suo cuore di Artista. Magri, lasciò nella sua tecnica pittorica, un tratto  fremente e palpitante, come si  nota nella tela «Serenata celeste» dove, le figure esili, quasi impalpabili,  con colli lunghi, come il manico del liuto che sfiorano, richiamano alla mente, la visione dechirichiana dell’essere  femminile.