Vasco accende Torino, i fan: «Le sue canzoni scolpite nei nostri cuori»
Standing ovation per la prima data del tour, questa sera si replica. Don Ciotti: «Sa cogliere le fragilità»
Torino «Vasco mi ha cambiato la vita, non scherzo. Le sue canzoni sono importanti per me, mi accompagnano e mi aiutano ogni giorno. I suoi concerti sono un appuntamento fisso, e poi questo è l’inizio del tour... Mancare non era pensabile». Marco è di Torino ma non rinuncia al rito dell’attesa. Avrebbe potuto arrivare con calma ma ha scelto di farsi tutta la giornata insieme a chi arriva da Bologna, Firenze, Sassari, Roma... c’è tutta Italia allo stadio Comunale. Non importa se poi il Kom farà tappa nelle loro città, quello che conta è essere qui per celebrare la vita. Ogni concerto di Vasco è un’occasione di festa, per migliaia di persone una vera e propria celebrazione della vita, e quest’anno ancora di più. La scaletta parla chiaro e il pubblico ha bisogno di cantare, saltare, ridere, piangere... ha bisogno di emozionarsi sulle note di pezzi iconici come "Vivere", "Un gran bel film", "Io perderò" o "Sally".Ieri e oggi «Per me Vasco non è mai stato un sottofondo, le sue canzoni sono un inno», dice Luca. Laura, arrivata insieme al fidanzato e altri amici addirittura giovedì sera per assicurarsi la prima fila, parla di emozioni vere. «Ho iniziato ad ascoltarlo a quattordici anni e ora che di anni ne ho quasi venti in più non ho ancora smesso e mai smetterò, è troppo forte il legame». In coda ci sono i fan storici, gli irriducibili, quelli che sfoggiano con fiera eleganza magliette mitiche tipo quelle dei tour di "Liberi liberi" (1989) o "Gli spari sopra" (1993). Ci sono le nuove leve, ragazze e ragazzi poco più che adolescenti, bambini con i genitori che si guardano intorno stupiti e sognanti: tutta questa gente per una persona? Sì. Con Vasco è una regola. Trentaseimila spettatori ieri, altrettanti questa sera e circa 600mila in tutto il tour. I cancelli aperti alle 16, l’immancabile corsa per il prato, le gradinate che piano piano si riempiono, il campo che si infittisce, le band emergenti che attorno alle 18 prendono possesso del palco e presentano le loro canzoni. «Un tatuaggio con una sua canzone? Non sono tanto tipo da tatuaggi ma mai dire mai», dice Cristian. Poi aggiunge: «Ci sono sue canzoni che ho scolpito nel cuore ed è per questo che sono qui anche stasera: per vivere un’emozione e dirgli grazie».
A sorpresa anche don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, nel pomeriggio è arrivato allo stadio. «Vasco sa riconoscere le sue fragilità e coglie quelle degli altri, per questo i ragazzi lo seguono». Poi aggiunge: «Vasco attraversa generazioni di persone. Qui allo stadio ci sono tanti ragazzi con storie personali difficili e pesanti, questo evento è anche per loro». La canzone preferita di don Ciotti? "Vita spericolata", non poteva essere diversamente. «C’è molta violenza e tanta assuefazione... C’è bisogno di pace. La sua musica e queste parole possono essere una spinta alla pace». Alla fine ha ragione don Ciotti, Vasco riconosce le fragilità, le sue e quelle degli altri e non ha mai avuto paura di cantarle. Da "Anima fragile" a "Vivere non è facile" a "Se ti potessi dire"... La voglia di indagare certi aspetti dell’animo umano non è mai passata, anzi, semmai col tempo si è intensificata. Non si è mai sentito sbagliato per questo e questo suo modo di affrontare le difficoltà ha dato coraggio a tanti. Ecco perché «siamo ancora qua... Eh già»