In bici da Tresigallo a Capo Nord passando per i Balcani, avventura da 12mila chilometri
Due anni fa era partito a bordo della sua Renault 4 lungo la costa atlantica
Tresigallo Partito il 2 aprile dalla sua Tresigallo, Gian Maria Guarini sta affrontando un’avventura di 12mila chilometri in bicicletta con un obiettivo preciso: raggiungere Capo Nord passando anche per i Balcani. Un percorso ampio e volutamente tortuoso, pensato non per la rapidità, ma per la ricchezza di esperienze e incontri.
Guarini non è nuovo a questa meta: due anni fa aveva già toccato il punto più a nord d’Europa a bordo della sua Renault 4, seguendo però la costa atlantica. Questa volta, invece, ha scelto di immergersi nell’Est Europa. «La meta finale è Capo Nord, ma lo scopo vero era vedere i Balcani – racconta – . Ho attraversato Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania, Grecia, Macedonia, Bulgaria, Romania, Moldavia, Transnistria, di nuovo la Romania, poi Serbia, Bosnia, Croazia e ora sono in Ungheria».
Attualmente si trova a Budapest, dove si fermerà fino al 24 agosto, giorno in cui ripartirà verso l’ultima parte del viaggio, che lo porterà attraverso Slovacchia, Polonia, Estonia, Lituania, Finlandia e infine Norvegia. «Un viaggio in solitaria – continua nel racconto – che durerà ancora un paio di mesi. La lontananza da casa e affetti si sente, ma sono fortunato perché domani (18 agosto) mi raggiunge a Budapest la mia famiglia per passare qualche giorno insieme». Se tutto filerà liscio, sarà di ritorno a casa a metà ottobre, questa volta in aereo. «Una volta arrivato a capo Nord, prenderò un volo di ritorno, due per la precisione. Smonterò la bici e la caricherò in stiva, non posso separarmene, ci tengo troppo». Il desiderio di esplorare l’Est non nasce per caso. «Sono sempre stato affascinato dalle abitudini di vita di chi vive in questa parte del continente – spiega – . In Albania, ad esempio, la vita è completamente diversa dalla nostra, eppure ci separa solo un tratto di mare. Ho visto Paesi dove il degrado è forte, ma dove le persone condividono quel poco che hanno. Ho incontrato una generosità che mi ha seriamente commosso e che in Italia non si vede spesso».
Oltre alle storie umane, il viaggio gli ha regalato paesaggi indimenticabili. «Da amante del mare, la Grecia mi ha rapito: spiagge così incantevoli non le avevo mai viste». Il confronto con il viaggio in auto di due anni fa è netto: «In bici sei solo con te stesso e con il tuo corpo. È una sfida quotidiana, fisica e psicologica. Prima di partire avevo due opzioni per quanto riguarda la meta finale: Capo Nord o Mosca. L’accesso alla Russia via terra oggi è veramente complicato dal punto di vista burocratico, per cui ho optato per la prima, lasciando Mosca per un’altra avventura». L’impresa, come anche quelle passate, è interamente autofinanziata. «Non ho sponsor – sottolinea – e pertanto non posso permettermi alberghi ogni notte. Viaggio con una tenda che spesso è la mia casa. Si impara ad apprezzare le piccole cose: anche solo una doccia diventa un lusso». La volta precedente, per il viaggio in Renault 4, si era licenziato; questa volta ha potuto ottenere un’aspettativa dal lavoro di saldatore e tornerà in azienda a novembre.
Intanto, condivide foto e brevi video sul suo profilo Instagram e progetta di montare un diario di viaggio per YouTube una volta rientrato. «Non cerco successo – conclude – ma voglio raccontare e trasmettere ciò che vedo e vivo. Per me l’esplorazione è la vera avventura che desidero vivere ogni volta che parto per un viaggio». Per Gian Maria, il traguardo è ancora lontano, ma ogni pedalata aggiunge un frammento a un racconto che non parla solo di chilometri, ma di curiosità, passione e incontri.
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