La Nuova Ferrara

Il viaggio

Da Tresigallo a Capo Nord in bici. Guarini: «Prova dura ma quante emozioni»

Nicolas Stochino
Da Tresigallo a Capo Nord in bici. Guarini: «Prova dura ma quante emozioni»

Il viaggiatore è tornato a casa: «Vorrei realizzare un documentario, poi ripartirò»

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Tresigallo La seconda parte del viaggio di Gian Maria Guarini, partito lo scorso aprile da Tresigallo e diretto a Capo Nord in sella alla sua inseparabile bicicletta Raki, ha avuto inizio il 22 agosto da Budapest, esattamente dove ci eravamo lasciati l’ultima volta al telefono. Dopo una breve pausa per festeggiare il Ferragosto con la famiglia, Guarini è tornato sulla strada deciso a raggiungere la meta prima che il freddo artico rendesse impossibile pedalare. L’arrivo a Capo Nord è avvenuto il 14 settembre, al termine di un percorso totale di 12mila chilometri, di cui 3.500 macinati in quest’ultima parte, lungo 5 mesi e 13 giorni complessivi di viaggio.
Momenti intensi
«Questa seconda fase – racconta – è stata particolare, diversa dalla prima. In primavera ero più libero, senza programmi rigidi. Da Budapest in poi, invece, ho impostato il navigatore e pedalato con costanza, con una media di 150 chilometri al giorno e 8-9 ore quotidiane in sella, spesso controvento. È stata una prova dura, sia fisicamente che mentalmente». Tra i momenti più intensi c’è stato il passaggio nel Tunnel di Capo Nord, un’opera lunga quasi 7 chilometri che scende fino a 212 metri sotto il livello del mare. «In quel tratto – confessa – ho provato emozioni molto forti, anche un po’ di paura, ma l’ho superata. Le temperature, insolitamente miti quest’anno, mi hanno aiutato a spingere oltre i miei limiti». Se nella prima parte del viaggio non erano mancati incontri e nuove conoscenze, in questa fase le occasioni sono state più rare. «Il giorno prima dell’arrivo ho conosciuto un italiano in un villaggio di pescatori. Fino all’ultimo, questa avventura ha saputo sorprendermi». Giunto finalmente al “Globo” di ferro che segna il punto più a nord d’Europa, Guarini ha montato la tenda e passato la notte osservando il cielo: «Purtroppo le nuvole hanno nascosto l’aurora boreale, ma l’emozione era immensa».
Piccole cose
Il giorno seguente ha incontrato un gruppo di camperisti di Forlì: «Mi hanno offerto il pranzo, accompagnato in aeroporto e si sono presi cura della mia bici. Ci siamo lasciati con la promessa di rivederci a ottobre per recuperarla». Il rientro a Tresigallo è stato lungo e complesso: un giorno e mezzo tra bus, aerei e treni, fino all’arrivo a Bologna a mezzanotte del 16 settembre. Tra Finlandia e Norvegia, ciò che più l’ha colpito è stato il paesaggio: «In Finlandia chilometri di boschi separano le città, in Norvegia spesso non c’era nulla, solo natura selvaggia. Ti senti piccolo davanti a tanta immensità». Ora che è tornato, Guarini vive un misto di straniamento e gratitudine. «Dopo tanto tempo fuori casa e in condizioni spartane, apprezzi ogni piccola cosa. Ho in mente di realizzare un documentario su questa avventura e sulle precedenti. Starò fermo per un anno, forse di più, ma so che ripartirò. La prossima meta? Ancora non lo so, ma ci sarà».