La Nuova Ferrara

Nuove uscite

John Strada, il rocker che non molla: undici canzoni tra sogni e disincanto

Samuele Govoni
John Strada, il rocker che non molla: undici canzoni tra sogni e disincanto

“Basta crederci un po’ ”, il 7 novembre la presentazione a Finale Emilia

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Ferrara Ha ragione John Strada quando canta Basta crederci un po’, affermazione che ha valenza duplice in generale e anche qui in questo suo nuovo album. Basta crederci un po’ per darsi coraggio, non mollare mai e andare avanti, ma basta crederci un po’ anche – come emerge proprio dalla title track – per farsi abbindolare da false promesse, piccoli gossip o finti amori.
Il nuovo disco, che si intitola appunto “Basta crederci un po’”, è un concentrato dell’essenza di John Strada, rock e ballate, riflessioni e sogni, canzoni commoventi e pezzi più leggeri. Non è facile reinventarsi senza perdere i propri segni distintivi ma John, inossidabile rocker di XII Morelli, ce l’ha fatta anche stavolta.

Il disco, che sarà presentato il 7 novembre alle 21 al Nuovo Cinema Corso di Finale Emilia (via Matteotti, 5), si compone di undici tracce, undici quadri che parlano alla pancia dell’ascoltatore, accendendo ricordi, emozioni e sensazioni diverse. Non si può rimanere indifferenti davanti a “Girasoli”, “Manca il respiro” e “Parlavo da solo” (con bellissimo omaggio a Mick Ronson). “La vita va” canta di uno che tira a campare, che forse un tempo ci credeva e ora non ci crede più. In “Giocattoli rotti”, invece, John fa i conti col tempo. Basta crederci un po’ per illudersi, crearsi aspettative enormi e pensare perfino di trovare l’anima gemella per corrispondenza. “Amore social” fa sorridere ma mette anche malinconia, storie del genere sono più comuni di quanto si pensi. Sono la promessa spezzata di quel sogno di contatto cantato in “Voglio un’e-mail” (“Pezzi di vita”, 2002), quando internet era agli albori e si presentava solo come abbattitore di distanze, poi abbiamo scoperto che è capace anche di creare abissi. “Ballando in città” è la più sognante del disco e presto uscirà anche il videoclip girato a Cento.

Ma torniamo per un attimo a “Girasoli”, un pezzo struggente che riporta alla mente il caso Aldrovandi ma anche altre vicende di soprusi e violenza; una buona occasione per un esame di coscienza. A completare l’opera “La scuola è finita” e “Non ti dirò ti amo” (ritornello travolgente). “La tygre e l’agnello”, brano che chiude il disco, è una vera sorpresa. Se nel corso dell’album generi diversi ma affini al background di John Strada si intrecciano nelle varie tracce, questa lascia l’ascoltatore spiazzato. Un incedere marziale che trasforma il racconto in una resa dei conti, una relazione tossica che diventa una lotta senza scampo nella giungla della vita. «Ho costruito canzoni cercando nuovi orizzonti guidato da nuove ispirazioni, nuovi ascolti e nuove letture. Ho scritto, distrutto, ripescato, rivisitato e quando mi sono reso conto di avere del buon materiale per fare un album, sono andato in crisi. Ero consapevole di avere dato una svolta al mio modo di scrivere: sarebbe stato apprezzato? Inoltre, sapevo dove volevo arrivare ma non sapevo come arrivarci. Così mi sono affidato alla regia di un vecchio amico, un produttore artistico che avrebbe potuto davvero aiutarmi: Don Antonio», racconta l’autore.

“Basta crederci un po’” è stato registrato al Crinale Lab di Brisighella ed è prodotto da Don Antonio Gramentieri (Capossela, Sacri cuori, Nada) e vanta la collaborazione di musicisti come Nicola Peruch (Zucchero, Ben Harper, Cremonini) e Diego Sapignoli (Capossela, Escovedo). L’album è disponibile in vinile, cd e digitale. La scelta del luogo di presentazione dell’album non è casuale, John Strada esordì proprio sul palco del cinema Corso nel 1985. Di acqua sotto i ponti da quel giorno di quarant’anni fa ne è passata ma, per fortuna, la voglia di fare rock è rimasta. Ingresso 12 euro (ridotto 8). Per info e posti: nuovocinemacorso.it.