A Ferrara una targa in memoria di Pazzi
È stata installata in Contrada della Rosa al civico 18. Lo scrittore era scomparso il 2 dicembre 2023. Francesca Capossele: «Chi passa legge e lo ricorda»
Ferrara «Scelse di passare in questa casa la sua vita per non rinunciare mai a Ferrara», si legge sulla targa dedicata a Roberto Pazzi che il Centro Studi a lui intitolato ha installato, venerdì mattina, in Contrada della Rosa, al civico 18, sotto la casa dello scrittore scomparso il 2 dicembre del 2023. «Nella nebbia di questo mattino ferrarese – esordisce Stefano Baldrati – abbiamo messo finalmente in risalto la sua dimora. Ci siamo coordinati con l’amministrazione comunale di Ameglia, in Liguria, dove la scorsa settimana Roberto è stato omaggiato di una stele in marmo bianco di Carrara fissata di fianco alla porta della casa in cui venne al mondo, nel 1946, e dove cominciò, ancora adolescente, a concepire i primi versi di influenza sereniana. Il nostro centro studi, una volta riunitosi, ha deciso di dedicare ai ferraresi e ai turisti di passaggio questo doveroso e bellissimo ricordo». La targa in questione, ideata grazie all’impegno del regista Alessandro Turco, è stata collocata in un punto protetto dalle intemperie e dall’esposizione solare, ma sempre illuminato, anche quando fa buio; in modo che sia sempre visibile, anche dall’altro lato della strada. «Nell’antologia “Un giorno senza sera” (La nave di Teseo, 2020) – aggiunge Matteo Bianchi – la sua inesauribile Ferrara, città di adozione ma non di nascita, rappresenta il luogo in cui la sostanza della sua biografia assume una forma e si sublima, in cui la vita esperita trova una legittimazione simbolica e storica. Per Pazzi non si è mai trattato di un semplice scenario urbano, bensì di una macchina del tempo e del potere della parola». Intanto, nel suo appartamento, la catalogazione degli oltre 8mila volumi che ha raccolto durante la sua esistenza è stata quasi completata secondo la classificazione Dewey, grazie alla costanza di Giuliano Malaguti e dello stesso Baldrati, per rendere la sua biblioteca consultabile a chiunque voglia entrare nel suo sguardo. «La targa è luminosa. Messa nel posto giusto – conclude Francesca Capossele – , la casa dove ha abitato per mezzo secolo. Chi passa legge, lo ricorda. Poeta, giornalista e scrittore. Grande scrittore. Ma, in realtà, lui non è mai morto. È sempre con me. La sua cara voce. Mentre veniva sistemata sulla colonna prescelta, mi sembrava fosse dietro di me e dicesse: “l’era ora! Ach fadiga!” Era generoso e timido come un ragazzino, ma in pochi lo hanno saputo».
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