Festa di Villalunga, Stefano Bonaccini: «Serve un programma chiaro per essere un’alternativa alla Meloni»
Casalgrande: al Parco Secchia, è andato in scena il dibattito “Quello che non ci siamo mai detti”, con protagonista l’ex presidente della Regione Emilia-Romagna e attuale presidente nazionale del Partito Democratico
Casalgrande «Costruire una reale alternativa alla destra, unire tutte le forze oggi all’opposizione del governo Meloni e definire un programma chiaro, solido, radicato nei bisogni reali delle comunità». Sono i tre capisaldi indicati da Stefano Bonaccini per il futuro del centrosinistra, scanditi in apertura del confronto alla Festa de l’Unità di Villalunga, nel Parco Secchia. Il dibattito, dal titolo "Quello che non ci siamo mai detti", ha visto sullo stesso palco l’ex presidente della Regione Emilia-Romagna e attuale presidente nazionale del Partito Democratico e il deputato Andrea Rossi, in un dialogo pubblico a due che ha toccato i principali temi della politica italiana e internazionale. L’appuntamento era tra i più attesi del programma e non ha deluso le aspettative: centinaia di persone hanno seguito il confronto.
L’astensionismo
Bonaccini ha aperto rievocando il 2014, anno dell’elezione a presidente della Regione in un contesto segnato da una partecipazione molto bassa – il 37% – e da una disaffezione diffusa verso la politica. Ha ricordato il lavoro di «prossimità, iniziativa e visione» che ha caratterizzato i successivi anni di mandato, portando alle regionali del 2020 a un risultato di forte mobilitazione e, nel 2024, a oltre 254mila preferenze su base regionale. «Una politica – ha sottolineato – capace di parlare all’altezza degli occhi delle persone», fatta di contatto diretto e ascolto dei bisogni concreti.
Le regionali
Dal passato recente l’attenzione si è spostata sul presente e sul futuro: le elezioni regionali che in autunno interesseranno sette Regioni italiane, tra cui la Calabria, chiamata al voto dopo la fine del mandato di Roberto Occhiuto. Bonaccini ha espresso l’auspicio di una conferma dei presidenti uscenti del Partito Democratico nelle Regioni già governate e di una riconquista delle Marche «con il miglior candidato possibile che il centrosinistra potesse scegliere, Matteo Ricci». Consultazioni, ha detto, che rappresentano «un vero banco di prova» per la coalizione, anche in prospettiva delle prossime elezioni politiche, considerando che i territori coinvolti contano complessivamente circa 20 milioni di abitanti.
Creare l’alternativa
Il presidente nazionale del Pd ha insistito sulla necessità di presentarsi come fronte compatto: «La destra si presenta unita – ha osservato – ma dietro l’immagine compatta nasconde divisioni profonde: la nostra sfida è offrire un’alternativa credibile e coesa». In questo scenario, ha ribadito, il Partito Democratico dovrà mantenere il ruolo di perno dell’alleanza di centrosinistra: «Senza di esso non potrà esistere una vera alternativa di governo in Italia». Un ruolo che, per Bonaccini, dovrà fondarsi su valori identitari come la difesa della sanità pubblica, del lavoro e della scuola pubblica, aprendosi però al confronto con tutte le componenti della società: dal mondo dell’impresa e del lavoro autonomo fino alla capacità di intercettare i bisogni dei cittadini su temi cruciali come la sicurezza, intesa come libertà delle persone, dove le forze progressiste devono essere protagoniste.
L’orrore di Gaza
La parte conclusiva del dibattito ha toccato temi di politica estera, con un focus sulla guerra in Medio Oriente. Bonaccini ha denunciato l’«incapacità dell’Europa» di essere un interlocutore autorevole sulla scena internazionale, anche a causa del diritto di veto difeso dalla destra italiana, che blocca la possibilità di una politica estera e di difesa comune. Ha definito «drammatica» la situazione a Gaza, accusando «il governo di destra di Netanyahu» e richiamando il dramma degli oltre 60mila civili uccisi, molti dei quali bambini. Bonaccini ha ringraziato i tanti volontari che rendono possibile la Festa de l’Unità, sottolineando come, nel 2025, la militanza sia «un atto di generosità verso la nostra comunità politica», capace di tenere vivi luoghi di incontro e partecipazione in un’epoca segnata dalla disaffezione e dall’individualismo.
