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L’intervista

La Centese secondo “Briegel”, mister Andrea Govoni si racconta

Marcello Pulidori
La Centese secondo “Briegel”, mister Andrea Govoni si racconta

La sua città, gli anni da calciatore, il soprannome. E ora la memorabile promozione: voltandosi indietro ma anche programmando il futuro

09 aprile 2024
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Cento Andrea Govoni, 48 anni, centese col cuore marchiato a fuoco col biancazzurro, allenatore/condottiero della Centese promossa dalla Prima categoria in Promozione.

Intanto, per cominciare, torniamo alle origini. Perché il soprannome “Briegel”, quasi un nome di battaglia?
«È una storia lunga e che risale, credo, al 1986, o 1987, non ricordo esattamente ma gli anni erano quelli. La Sampdoria venne a Crevalcore a giocare un’amichevole. Mia madre lavorava per l’azienda che all’epoca sponsorizzava il Crevalcore Calcio. Io avevo 10/11 anni. A mia madre capitò l’occasione di fare una fotografia con Briegel, che in quegli anni giocava nella Sampdoria, e non se la fece scappare. E io ero lì con lei. Da allora per tutti sono diventato “Briegel”. È diventato il mio...marchio».

Mantenuto anche durante gli anni da calciatore?
«Certamente. Ho avuto l’onore di giocare in C2 con fiori di compagni. Penso ad alcuni e mi riferisco a Baiesi, Civolani, Masolini, Novelli, ma anche tanti altri. Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa, in più sono arrivati gli insegnamenti dalla famiglia in cui sono cresciuto. Per questo da allenatore cerco di trasmettere i valori che mi sono stati insegnati».

Per lei questa è la prima promozione diretta. Che sapore ha questo campionato vinto?
«Un sapore che, per me, è fantastico e storico allo stesso tempo. È un cerchio che si chiude. Io sono nato a Cento, ho giocato nella Centese fino alla C2, ho avuto l’onore e l’onere di allenare la squadra della mia città. Ora ho addirittura la soddisfazione immensa di aver vinto un campionato, qui, da allenatore. Appunto, è un cerchio che si chiude. Poi, certo, anche il fatto che si tratta della prima promozione diretta, come avete detto e scritto, mi riempie di orgoglio. Ma l’abbiamo anche meritata: siamo stati davanti dall’inizio alla fine del campionato. La fortuna, che aiuta sempre, ha fatto il resto».

Cosa ha avuto più degli altri la sua Centese?
«Mah, dire cosa si ha più degli altri può sembrare un atto di presunzione. Il calcio, tra le altre, ha una cosa bella: le parole contano fino a un certo punto, poi chi decide tutto è il campo. È stato un campionato bello e difficile. Ho ricevuto tanto da questi giocatori. Sono io che devo ringraziarli».

Lei è noto anche per essere piuttosto allergico ai complimenti. Ma con la sua esperienza avrà sicuramente trasmesso anche lei tanto ai suoi giocatori. Non crede?
«Guardi, per vincere i campionati ci vogliono tante cose ma soprattutto servono giocatori forti e quest’anno la Centese ha avuto giocatori forti. I discorsi sono pochi. Chi ha giocato a calcio sa che i valori, prima o poi, saltano fuori. E questa Centese ha fatto vedere i propri valori, vorrei dire non soltanto in campo».

Ha avuto a disposizione un gruppo unito?
«Molto unito. Bravi ragazzi ancora prima di essere bravi giocatori. Poi, diciamoci la verità, tutti siamo consapevoli di aver vinto un campionato di Prima categoria, ma spesso sono i valori a fare la differenza e non le categorie».

Cosa intende dire?
«Voglio dire che giocare, come è accaduto nel corso di questo campionato, davanti, sempre, ad almeno 800/1.000 spettatori, beh, è un bel andare! Giocare davanti a un pubblico come quello di Cento, così numeroso, così immerso nella partita, giocare davanti ai tuoi amici, è tutto molto stimolante. Poi il mio attaccamento alla maglia della Centese è cosa nota, credo. Anche se allenare a casa propria non sempre è un privilegio, perché da te ci si attende sempre un centimetro in più, perché avverti un peso maggiore di responsabilità. Spesso questo è un particolare sportivo cui non si presta attenzione, ma c’è. Comunque, vedremo. Con o senza Briegel sarà una grande Centese».

Sta già guardando al futuro? Insomma, senza girarci tanto intorno, sarà l’allenatore della Centese anche in Promozione?
«Dobbiamo attendere, sì, dobbiamo attendere. So che alle volte il pensiero corre veloce e si va con la mente al futuro. Però adesso credo sia veramente troppo presto. Godiamoci la festa».

Risposta prevedibile ma giusta. Ha avuto già modo di fare qualche valutazione con la società?
«Assolutamente no. Ci sarà tempo per farle. Dire che sono sempre onorato di lavorare con la Centese è dire una cosa scontata. Però, per certi versi, parlo in generale, certi momenti rappresentano anche l’occasione per valutare delle proposte. Non so. Vediamo. Una cosa è certa: per me questa maglia, quella della Centese, resta unica e speciale. Circa la mia permanenza a Cento voglio attendere. La società deve fare le sue valutazioni, io le mie. Ma, mi creda, adesso è tropo presto per parlarne».