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La sentenza

Costrinse 15enne a prostituirsi. Sfruttatrice condannata a 13 anni

Costrinse 15enne a prostituirsi. Sfruttatrice condannata a 13 anni

La vittima passò per l’inferno libico e venne mandata in strada a Ferrara

09 novembre 2023
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Ferrara Tredici anni di reclusione. Tredici anni di reclusione per aver ridotto e mantenuto in schiavitù una ragazzina, facendola prostituire per il divertimento dei clienti ferraresi, per averla fatta arrivare in Italia e a Ferrara tramite i canali della tratta, quelli che passano per la Libia, per il deserto, per le violenze e gli stupri, per i barconi che attraversano il mare fino alle nostre coste, se non affondano.

Tredici anni di reclusione è la condanna decisa ieri dalla corte d’assise del tribunale di Ferrara, presieduta dalla giudice Piera Tassoni, per Angela Favour Osazuwa, 30enne nigeriana, arrivata in Italia nel 2016 e che già l’anno successivo era diventata una piccola “imprenditrice” dello sfruttamento, gestendo la prostituzione di varie sue connazionali a Ferrara (poi anche a Vicenza), tra le quali nel 2017 arrivò una ragazzina di appena 15 anni che aveva passato i tre mesi precedenti ad attraversare l’inferno: il deserto, la fame, la paura, i fantasmi dei compagni di viaggio morti per strada, gli «stupramenti», come disse all’assise quando spiegò che era meglio accettare i rapporti sessuali pretesi dalle guardie libiche piuttosto che ritrovarsi tra i cadaveri del mattino successivo. Tre volte stuprata. Poi il viaggio su un gommone, fino alle coste italiane. E poi un altro fino a Ferrara, dove l’aspettava la sua sfruttatrice - poi rivelatasi una sua conoscenza già in Nigeria - che aveva contribuito ad organizzare quel viaggio che serviva per dare un futuro a sé stessa e ai suoi fratellini e che avrebbe dovuto “rimborsare” dei costi sostenuti, 15-20mila euro, e di quelli di mantenimento nell’appartamento del Grattacielo, vendendosi in strada a 15 anni vestita in abiti succinti («un reggipetto, una magliettina e dei pantaloncini tipo per una bambina di 5 anni») alla mercé degli animali notturni che non si sono fatti remore a picchiarla e derubarla. E lei, l’aguzzina, non si è fatta remore a rimandarla per strada, a picchiarla a sua volta quando riteneva che non stesse lavorando abbastanza.

Le aveva fornito un’identità falsa nell’età, che quando è stata la volta di ottenere i documenti all’ufficio Immigrazione è venuta fuori alla vista, con la funzionaria che ha guardato la ragazzina e le ha detto che lei era più piccola, mica 18enne come pretendeva quel pezzo di carta e la sua bugia.

Questo è stato il punto di svolta, perché l’allora 15enne è stata affidata subito a una struttura protetta e da lì, piano piano, gli investigatori della squadra mobile di Ferrara sono riusciti a guadagnarsi la sua fiducia, a dimostrarle di essere “buoni”, come i poliziotti dovrebbero essere, e a farsi raccontare di quell’attraversata dell’inferno. E di Angela Favour Osazuwa, arrestata nel 2020 in Germania su mandato di arresto europeo. Un racconto che dopo le prime incertezze è divenuto limpido, cristallino, preciso. Solido anche a dibattimento, dove ha raccontato di essere oggi una ragazza 20enne finalmente libera, di lavorare, di aver studiato. L’assise le ha riconosciuto il diritto a vedersi risarcita del danno subito: 200mila euro.

Il pm Roberto Ceroni, della Dda di Bologna, aveva chiesto 11 anni. L’imputata era difesa dall’avvocato Luigi Peluso, mentre la parte civile era assistita dall’avvocato Gianluca Tencati.

Daniele Oppo

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