Omicidio Bergamini, la frase choc: «A pezzi come tu hai fatto con lui»
Nelle motivazioni della condanna della ex del calciatore di Boccaleone spunta una trascrizione inquietante relativa al cugino di Isabella Internò. I giudici: fu un delitto d'onore
Argenta Sono 502 pagine dense di spunti, riflessioni, valutazioni e riscontri quelle redatte dalla Corte d’Assise di Cosenza sulla condanna per omicidio di Isabella Internò. La donna, oggi 55enne, è stata giudicata colpevole per l’omicidio del calciatore Denis Bergamini e ha subito una condanna in primo grado di 16 anni. L’ex fidanzata del ragazzo di Boccaleone avrebbe agito in concorso con ignoti “i quali - afferma la Corte - dopo avere narcotizzato Bergamini, o comunque riducendone le capacità di difesa, ne cagionavano la morte, asfissiandolo meccanicamente mediante uno strumento “soft” e ponendolo, già cadavere, sotto il camion condotto da Raffaele Pisano”.
Ma le motivazioni danno riscontro anche a quanto sostenuto dalla difesa della famiglia Bergamini, rappresentata dall’avvocato Anselmo: tra quegli “ignoti” ora potrebbe esserci anche il cugino della Internò, Roberto, la cui posizione è stata inviata alla procura di Castrovillari perché valuti un eventuale coinvolgimento nell’omicidio. Choccante è infatti la frase trascritta da un perito e attentamente riascoltata dalla Corte in cui la moglie di Roberto Internò, Michelina, al culmine di una lite dice: «Dovrebbero fulminarti e Bergamini dovrebbe farti a pezzi come hai fatto con lui, vigliacco, bastardo».
I giudici vanno quindi a valorizzare il contesto patriarcale entro cui si inserisce l’omicidio Bergamini. Isabella Internò era rimasta incinta di Denis, aspetto che in pochi conoscevano e mentre lui - a quanto emerge - era disposto a riconoscere il figlio in arrivo, lei aveva insistito per abortire quando aveva ormai superato il quinto mese. Lo avevano fatto in Inghilterra ma quella vicenda aveva fatto precipitare un rapporto già in difficoltà. La ragazza, infatti, è stata descritta da diversi testimoni ed ex amici come ossessiva e gelosa di Bergamini, tanto da arrivare ad annusargli i vestiti. Non vi era occasione in cui tentasse di intromettersi nella vita quotidiana del calciatore e quando intuì, nei giorni precedenti al decesso, che ormai la loro storia d’amore non aveva più futuro palesò tutta la sua morbosità fino a confessare ad un’amica: «Tu non puoi capire l’onore... lui mi ha disonorata e adesso mi deve sposare... Deve tornare da me, perché io lo faccio ammazzare, è un uomo... è un uomo morto». E ancora: «Piuttosto che sia di un’altra preferisco che muoia».
Frasi di una donna ferita, ma che confessò in famiglia - in particolar modo ai cugini - la vicenda dell’aborto. E proprio in quell’ambito i giudici collocano lo scenario della morte. Perché che si tratti di omicidio non vi è dubbio alcuno. «Donato Bergamini non si è suicidato», scrive la Corte in modo netto. Anzi, sono proprio le contraddizioni emerse in fase dibattimentale ad aver portato a quel convincimento. In primis vi è la “voglia di vivere” di Denis a cui fanno cenno costantemente gli amici, la famiglia e i compagni di squadra. Uno stile di vita che poco si addice a chi ha intenti autolesionistici. C’è poi la simulazione dell’incidente stradale: Bergamini non si è lanciato sotto al camion rosso dove venne ritrovato. Lo spiegano bene le varie perizie, capaci di evidenziare come non vi siano ferite da trascinamento sull’asfalto né tantomeno contusioni compatibili con l’impatto contro il mezzo. Il calciatore è quindi “stato sdraiato” sotto il camion quando era già morto o quantomeno non era più cosciente perché ucciso tramite uno strumento “soft” mai individuato.
E tra gli indizi incontrovertibili cristallizzati dalla Corte d’Assise vi sono una serie di contraddizioni che lasciano presupporre come Internò abbia detto “meschine fandonie” oltre a fingere dispiacere in occasione dei funerali a fronte di un atteggiamento di rivalsa. Isabella per diverse volte ha cambiato significativi dettagli nei suoi racconti ad iniziare dalla voglia di Denis di lasciare il calcio per andare all’estero (ha prima parlato di Grecia poi le Hawaii o l’Amazzonia) per finire con il numero di auto che il ragazzo 27enne di Argenta avrebbe tentato di fermare poco prima di essere investito dal camion: cinque oppure tre?
Il disonore sta alla base dell’omicidio, la gelosia ha alimentato il piano mortale che per 35 anni ha retto, ma che ora continua a sgretolarsi “al di là di ogni ragionevole dubbio”.