Ferrara, schianto bus-auto. Il fidanzato di Erika: «Nessuno me la potrà ridare»
Aperta l’inchiesta sull’incidente. Il compagno: «Ho chiamato al lavoro e non era arrivata. Mi sono messo in macchina e sono partito. Ora ho in mente il suo sorriso»
Copparo La Procura di Ferrara ha aperto un’inchiesta finalizzata a chiarire le circostanze della morte di Erika Benini, la donna di 35 anni deceduta nell’incidente stradale avvenuto alle 13.30 di mercoledì lungo la via Copparo, all’altezza di Boara. Benini, che si stava recando da Coccanile a Ferrara per andare al lavoro, è deceduta dopo che la sua auto si è scontrata con un autobus della Tper che procedeva in direzione opposta. Il sostituto procuratore Andrea Maggioni disporrà l’esecuzione dell’autopsia sul corpo di Benini, per accertare la causa della morte e verificare se prima dello scontro tra la sua Toyota Yaris e la corriera la donna abbia eventualmente accusato un malore, che potrebbe dare una spiegazione (alternativa a quella della distrazione) del perché la sua auto sia prima finita con due ruote sul ciglio della strada e poi abbia compiuto uno scarto verso la corsia di marcia opposta, invadendola, come appare da una prima ricostruzione. Allo scopo di permettergli di partecipare con un difensore e un eventuale proprio consulente all’accertamento autoptico, il conducente dell’autobus è stato iscritto nel registro degli indagati per l’ipotesi di omicidio stradale. Questo non significa che gli siano state mosse delle contestazioni in tema di responsabilità nella causazione dell’incidente e del suo tragico epilogo. Anzi, proprio per chiarire tali aspetti vanno avanti le operazioni della Polizia locale di Ferrara per la ricostruzione della dinamica dell’incidente, a esito delle quali il magistrato deciderà se far effettuare o meno una consulenza tecnica cinematica. Nel frattempo i due veicoli sono stati sequestrati.
Il dolore Mentre la giustizia fa il suo corso, il dolore della famiglia Benini non conosce confini. Tra i primi ad arrivare sul posto, per puro caso, il padre della donna che ha riconosciuto l’auto della figlia ed ha sperato fino all’ultimo che non fosse vero. Dopo poco è arrivato anche il compagno, Marcello. «Non mi rispondeva così ho chiamato al lavoro. E mi hanno detto che non era mai arrivata - racconta l’uomo con un filo di voce -. Della dinamica, di quello che è successo e se la tragedia poteva o meno essere evitata non mi importa. Io so solo che non si può tornare indietro, che Erika non c’è più». Marcello, che lavora come chef in un ristorante a Copparo, ha saputo dell’incidente ed è volato sul posto. «Non mi ricordo molto. So solo che mi sono messo in viaggio. Sceso dalla macchina ho iniziato a correre verso di lei, ma mi hanno fermato. Non me l’hanno fatta vedere, mi hanno sostenuto ma io lei non l’ho più vista. Dovrò aspettare, non so nemmeno io quanto. Ho in mente il suo sorriso, le nostre cene. Ho in mente lei». E aggiunge: «Erika era una ragazza bravissima e bellissima. Un raggio di luce. Si divideva tra lavoro e famiglia. Un vuoto enorme».
Non hanno tanta voglia di parlare i colleghi della Despar. «Siamo sconvolti. Non arrivava al lavoro e qualcuno ha riconosciuto l’auto dalle foto e di video. Di lei si può dire solo tutto il bene possibile». Erika era figlia unica, aveva frequentato l’istituto alberghiero Orio Vergani diplomandosi nel 2008 e fino al 2020 aveva lavorato al Risto Loung Café Fuorimano di Copparo, ora chiuso. Da qualche tempo era stata assunta nel market di viale Cavour a Ferrara e faceva avanti e indietro in base ai turni. Sognava una vita insieme al fidanzato Marcello, con cui stava da sette anni. Per i funerali bisognerà aspettare la fine dell’autopsia.