“Macachi liberi”, un’altra protesta a Ferrara con associazioni da tutta Italia
Un centinaio di persone oggi in piazza. Gli animalisti: “I primati rinchiusi nello stabulario di Unife vanno liberati, la procura agisca. Le manifestazioni continueranno finché non li salveremo”
Ferrara Le associazioni animaliste tornano a protestare in piazza per i macachi dell’Università di Ferrara. E continueranno a farlo, promettono, «finché non saranno liberati». Un centinaio di persone, con gruppi provenienti da altre province e regioni italiane, hanno risposto all’invito di Animal Liberation e Limav, che sollecitano la procura di Ferrara a provvedere al sequestro preventivo dei cinque macachi «detenuti nell’Ateneo» ovvero Clarabella, Eddy, Archimede, Cesare e Cleopatra «che da vent’anni vivono in condizioni incompatibili con le esigenze delle specie, rinchiusi in gabbie anguste, esposti solo alla luce artificiale, mentre uno di loro Orazio, nel frattempo è morto», dichiara la presidente di Animal Liberation Lilia Casali. Molti gli striscioni esposti dai manifestanti contro la pratica della vivisezione («una tortura inutile»), mentre tra fischietti e la ripetuta richiesta di liberare gli animali rimbalzano parole molto dure contro l’Ateneo estense, che ha deciso di replicare alle accuse che da tempo vengono mosse.
La mobilitazione per i macachi è cominciata nel 2020 ed è sfociata - in seguito a un esposto presentato da Animal Liberation e Limav assistite dall’avvocato David Zanforlini - nell’apertura di un fascicolo per maltrattamento di animali che vede indagati l’attuale rettrice Laura Ramaciotti, il suo predecessore Giorgio Zauli, il professor Luciano Fadiga e il veterinario Ludovico Scenna, componente dell’Organismo preposto al benessere animale di Unife. «Non ci interessa vedere condannati gli indagati – sottolinea l’avvocato Zanforlini – ci interessa che questi animali dopo 20 anni possano uscire e avere una vita normale».
«Siamo contro ogni forma di sfruttamento – dichiara Silvia Felice, rappresentante dell’associazione Arca di Noè di Piacenza – Oggi siamo qui a Ferrara in una trentina per sostenere questa battaglia contro un trattamento nei confronti degli animali che non ha alcuna giustificazione etica, scientifica e giuridica». Antonella Giordanelli è venuta dall’Umbria per protestare contro «una pratica crudele e inutile, perché – sostiene – la reclusione in spazi angusti altera ogni risposta ai farmaci». “Il nostro bene non deve essere il nostri male”, si legge in un cartello. “Macachi liberi” non si stanca di esclamare la folla che attorno a mezzogiorno si dirige in corteo lungo via Adelardi, via Voltapaletto e via Savonarola per fermarsi davanti alla ex sede del Rettorato. “Fuori i macachi dall’Università”, è il mantra che si diffonde dal megafono. Anche perché, è l’assunto, non essendo usati per la sperimentazione già da diversi anni, dovrebbero essere custoditi in condizioni di maggiore libertà. Da qui la sollecitazione: “Magistrati, basta tentennare, la nostra lotta sta per cominciare”. A prendere la parola, davanti alle finestre buie dell’ex Rettorato, è Valeria Albanese, della Lav: «Nel 2025 tutto questo è inaccettabile, i macachi non sono oggetti ma esseri viventi con diritti. Siamo qui per svegliare la comunità scientifica legata a una ricerca ormai obsoleta, e le istituzioni che riservano zero euro a metodi sostitutivi alla sperimentazione sugli animali, che invece viene foraggiata. Noi della Lav siamo già riusciti a far liberare animali dagli stabulari. E non scorderò mai quel macaco che dopo 15 anni vide per la prima volta la luce del sole, un’emozione che non si può descrivere».