Protesta per liberare i macachi dell’Università di Ferrara, l’Ateneo: “Nessuna vivisezione”
La replica di Unife: “Dichiarazioni infondate contro la comunità scientifica. Le leggi sono rispettate”. L’Ateneo estense si muoverà nelle sedi deputate a difesa della propria reputazione
Ferrara Le proteste per chiedere la liberazione dei macachi dai laboratori dell’Università di Ferrara – l’ultima propria oggi (22 febbraio) – hanno sollecitato la replica dell’Ateneo estense, dal momento che sono state spese parole molto dure contro lo stesso. Unife torna quindi a «respingere con fermezza le reiterate accuse in merito a presunti maltrattamenti, e addirittura, a vivisezione, pratica vietata in Italia e la cui mera citazione evidenzia l’infondatezza e la falsità delle affermazioni». L’Ateneo precisa che «la vivisezione, intesa come sperimentazione che non si preoccupa della sofferenza degli animali, non è più praticata da decenni in nessun laboratorio scientifico che tale si possa definire. Non è pertanto accettabile che essa venga strumentalmente e insistentemente richiamata».
Unife rivendica «correttezza e rispetto; non sono perciò tollerabili dichiarazioni infondate e inerentemente offensive all’indi
ri zzo della comunità scientifica che quotidianamente mette a disposizione il proprio lavoro e capacità intellettuale al fine di contribuire al progresso della ricerca universalmente riconosciuta come uno dei pilastri per il miglioramento della salute e della qualità della vita in generale intesa. La professionalità e l’impegno dei nostri ricercatori è un bene meritevole di tutela. Non possono altresì essere ignorate l’applicazione della metodologia scientifica e il sistematico rispetto di principi e norme». La sperimentazione animale, rimarca ancora Unife « è ammessa soltanto quando non possa essere sostituita da altre metodologie, e soltanto in tal caso. Prevede regole molto precise e viene condotta secondo i parametri di un codice etico e di leggi rigide. La validità di ogni ricerca effettuata con gli animali, inclusa quella in oggetto, dipende dall’adozione di ogni possibile misura atta a tutelare il loro benessere, codificata in precisi principi ben noti e patrimonio consolidato della comunità scientifica italiana. In un contraddittorio fondato, questi elementi devono essere presenti». Tanto più che «avversare la sperimentazione a fini scientifici e clinici, ovvero di cura dell’uomo e dell’animale, in Italia, significa cedere la possibilità di fare ricerca in questi ambiti ad altri Paesi caratterizzati da una regolamentazione molto meno stringente di quella italiana». Tornando al caso specifico, «l’Ateneo non soltanto si è mosso, come è ovvio, nel rispetto delle puntuali previsioni normative, ma avendo come stella polare il rispetto del benessere animale». Infine, nell’ambito dell’inchiesta in corso, si ricordano «ancora una volta gli esiti delle verifiche effettuate da organi terzi: tutte le ispezioni effettuate presso l’Ateneo, inclusa quella del consulente della Procura di Ferrara, non hanno mai rilevato inadeguatezze nelle condizioni psico-fisiche degli animali. Al contrario, è stato sempre accertato che le condizioni di trattamento e stabulazione sono pienamente idonee e conformi alle normative di riferimento. Il Ministero della Salute, in seguito di un'approfondita ispezione, ha confermato la piena conformità di tutti i parametri richiesti. Anche i controlli dell’Asl hanno avuto esito pienamente positivo e conforme alle normative di settore», conclude Unife annunciando che si muoverà nelle sedi deputate a difesa della propria reputazione.