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Cala la mannaia dei dazi Usa, a Ferrara meccanica e moda tra i più colpiti

Stefano Ciervo
Cala la mannaia dei dazi Usa, a Ferrara meccanica e moda tra i più colpiti

Gli industriali ferraresi alle prese con l’effetto-Trump. E Zaina (Confindustria) propone: “Sospendiamo i dazi dalla Russia”

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Ferrara I dazi di Trump avranno inevitabili conseguenze anche sull’economia ferrarese, «un rallentamento era già previsto e sarà confermato», con situazioni molto variegate da azienda ad azienda, soprattutto in settori come meccanica e moda. Ma l’effetto potrà essere molto attutito se «l’Unione Europea, ma anche noi singoli imprenditori, sapremo reagire non con una guerra commerciale, ma andando ad aprire nuovi mercati». A parlare è Gian Luigi Zaina, vicepresidente di Confindustria Emilia Centro e titolare di un marchio del cachemere, che ha idee precise sul “movente” delle mosse trumpiane («una speculazione finanziaria più che una scelta di politica finanziaria») e anche una proposta provocatoria su come reagire: «Togliamo i dazi alla Russia, almeno per qualche mese, e mantenendo il sostegno all’Ucraina. Sarebbe un forte segnale di come si vuole reagire a questa sfida senza aggravarne le conseguenze con contro-dazi».

Zaina sta seguendo con attenzione quanto sta succedendo sui mercati finanziari, «da tempo sono in calo perché le Borse anticipano le mosse economiche: sarà interessante vedere chi andrà a comprare le azioni a prezzi di sconto, tra qualche mese, e quindi quali saranno alla fine i veri beneficiari di questa manovra». I primi danneggiati, secondo il vicepresidente degli industriali, saranno proprio i produttori e i consumatori americani, «prendiamo la Gm: nei suoi stabilimenti Usa importa il 40% della componentistica, e quindi dovrà spendere mediamente il 30% per le forniture. Potrà costruire una filiera interna alternativa? Ci vogliono anni. E pensare di produrre un rasaerba cinese negli Stati Uniti, dove mancano materie prime e i fornitori, non è pensabile».

L’effetto-Trump

L’impatto sulla nostra manifattura e in generale sul nostro sistema produttivo, però, ci sarà e piuttosto pesante. «Credo che prodotti di grande lusso come Ferrari non avranno grandi problemi, mentre filiere come il vino e l’agroalimentare in generale possono soffrire la concorrenza di prodotti sostitutivi americani, già sul mercato, e quindi essere colpiti in maniera pesante». Qualcosa si è appunto già visto dai dati dell’Osservatorio economico della Camera di commercio, che l’altro giorno certificava un calo dell’export verso gli Usa, nel quarto trimestre 2024, del 7%: «Quando il cliente che paga in euro teme l’arrivo dei dazi, fa meno ordini da subito, ecco perché un calo c’è già stato. Govoni (Camera commercio) ha parlato d’impatti non solo diretti? È vero, il nostro automotive “esporta” negli Usa in maniera indiretta il 50% del fatturato, attraverso la componentistica che viene poi venduta nelle auto Bmw, Mercedes e Audi. E ci sono tanti esempi del genere».

L’impatto su specifiche industrie ferraresi è più difficile da cogliere “a caldo”, «nelle prossime due settimane abbiamo una serie d’incontri a Roma, Bologna e tra i nostri iscritti, dopo di che avremo un quadro più chiaro. Io stesso, con i miei prodotti (Della Rovere, ndr), esporto negli Usa direttamente e attraverso Biella o Firenze. Ma anche il gruppo Fava opera su quel mercato, come altre imprese ferraresi». Un colosso della chimica come LyondellBasell dovrebbe invece essere al riparo, perché la produzione di Ferrara è destinata all’Europa: eventuali contro-dazi potrebbero invece colpire monomeri importati dagli Usa. Sul fronte del vino, invece, il rischio è trovarsi con un’alta proposta sul mercato interno che farà abbassare i prezzi.