La Nuova Ferrara

Ferrara

Calcio

Spal fuori dalla C. Mattioli uomo del futuro? Ecco le suggestioni per ripartire

Francesco Dondi
Spal fuori dalla C. Mattioli uomo del futuro? Ecco le suggestioni per ripartire

Un fallimento sportivo per la società biancazzurra, esclusa dal professionismo, e si pensa già a chi potrà essere protagonista della rifondazione del club in caso di addio di Tacopina

4 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Cala il sipario su un’avventura che lascia soltanto macerie, amarezza e drammi familiari. Da oggi tutti i dipendenti della Spal sono certi di non avere più un’occupazione alle dipendenze di Joe Tacopina, qualcuno si reinserirà nel mondo del calcio, altri dovranno fare scelte di vita finora inattese e mai preventivate. Difficile trovare le parole per rincuorarli, per ringraziarli del lavoro svolto dietro le quinte sia esso il fronte office del settore giovanile fino all’ultimo degli amministrativi.

La città è sotto choc, impreparata allo tsunami partito da New York e che ha raggiunto Ferrara in poche ore; diventa così difficile tracciare uno scenario plausibile perché nessuno aveva elaborato un piano-B rispetto all’epilogo peggiore: il fallimento, finora solo sportivo.

Qualche nome è però necessario farlo, specificando che non vi è nulla di neppure abbozzato, ma per connessioni e competenze potrebbero stare nel piano di una ripartenza dall’Eccellenza. Perché, come scritto anche ieri e come impongono le norme federali, la “nuova” Spal può iscriversi soltanto a un campionato dilettantistico che sia sotto di due categorie rispetto alla serie C. L’altra alternativa sarebbe trovare una società di serie D, qualcuno ha parlato dell’Adriese, a cui cambiare il nome. Ma le normative interne della Federazione sono stringenti: per giocare a Ferrara, vista la non contiguità tra territori, servirebbe un cambio di sede in deroga. Strategia complessa da applicare.

Ebbene il primo nome che a molti è venuto in mente è quello di Walter Mattioli, presidente della Spal dell’era Colombarini (tra le parti i rapporti sono molto freddi), ancora legato al popolo spallino e che domani sarà ospite di Curva Ovest alla festa al Parco Urbano. Mattioli sa tanto di calcio, di carte e burocrazia, ha credibilità nell’ambiente, conosce bene il sindaco Fabbri e viene dai dilettanti. Da solo però non può allestire un club, ma ha bisogno di sostegno economico e logistico. Ecco quindi che uno degli attori potrà e dovrà essere il Comune di Ferrara che al momento è spiazzato come tutti, ma che giocherà un ruolo chiave nell’indicare un gradimento per eventuali diversi progetti sportivi. Un’operazione di rifondazione non può non partire dalla Casa municipale, quantomeno come aggregatore di competenze e imprenditoria. A tal proposito i primi nomi che vengono alla mente sono Adamant, realtà sempre più coinvolta nello sport cittadino e fresca di una promozione in serie B con il Basket Ferrara, e Fonderia F.lli Zanetti, partner affidabile, del territorio e con una storia alle spalle solida e ben radicata oltre al fatto di essere sempre stata vicina (elegantemente e con una certa autonomia) alle gesta della maglia biancazzurra. Chi potrebbe fare qualcosa è anche EdilAlba, sponsor biennale sulle maglie della Spal. Ieri sono arrivate parole dispiaciute ma tiepide da parte di Roberto Marchetti, fondatore di Adamant: «Se davvero finisse con la non iscrizione sarebbe un grosso rammarico. In questi mesi non abbiamo mai avuto rapporti diretti con Tacopina, non so come sia andata ma credo che abbia avuto una dose di sfortuna. Il calcio? Ho avuto qualche delusione da questo mondo, a partire dalla vicenda dei tre punti».

Ma al netto delle prime ipotesi senza fondamenta razionali, è utile capire cosa rimane alla Spal in questo momento. Quali sono i beni su cui l’atteso curatore fallimentare che entrerà in gioco potrà monetizzare per ripagare i creditori? Lo stadio Mazza e il centro sportivo Fabbri sono di proprietà del Comune, è il primo aspetto e non è certo banale: ci sono due convenzioni in atto tra Spal e municipio con scadenza 2037 ma andranno inevitabilmente risolte anche se i tempi non saranno brevissimi. Tutti i tesserati sono liberi da ogni vincolo quindi non hanno valore. Rimangono il pullman per i trasporti, le attrezzature degli allenamenti, gli arredi e il centro sportivo di Malborghetto, che la Spal acquistò all’asta per circa 400mila euro e su cui non ha fatto particolari investimenti. L’area rimane verde, quindi a ora non ha alcun valore edificatorio. Non va poi scordato il marchio di cui si era a lungo dibattuto con varie riunioni tra Comune, tifosi e club, dalle quali però non è emersa una strategia di tutela e riconsegna alla città in caso di mancata iscrizione ai campionati e così rimane forse il più importante asset. Il convitto di via Fabbri, infine, è di proprietà dell’Arcidiocesi: la Spal ha una gestione fino al 2040 e, salvo questioni civilistiche, non può vantare alcun beneficio.