«Il prezzo del cambiamento». Concerti in Ariostea a Ferrara, avanti tutta
Il sindaco Fabbri sale in cattedra sugli eventi: «La piazza piace agli artisti e dà lustro ad una città che cresce. E poi non è solo dei residenti. Stadio poco attraente e piccolo»
Ferrara Calura estiva, il sole batte forte sulla città e l’aria umida spezza il respiro. Anche qui c’è chi sogna le vacanze, ma a tener banco è l’evento più distintivo dell’estate ferrarese. È bastata meno di una settimana dall’inizio e il Summer Festival ha già mosso mari e monti. La sera migliaia di persone si appostano nell’anello di piazza Ariostea a godersi lo show di turno, mentre la mattina dopo le lamentele si rincorrono nei locali del vicinato e sul web. Voci che per la prima volta si sono fatte coro, perché concerti e musica sotto l’Ariosto non ce li vogliono più: volume troppo alto, troppi problemi alla viabilità, troppi disagi anche solo per raggiungere casa, troppo, troppo, troppo.
Una settimana di segnalazioni dopo è arrivata la risposta del sindaco. «Da sempre la piazza è il centro degli eventi, delle manifestazioni, delle espressioni collettive e individuali. La piazza è di tutti – sottolinea Alan Fabbri –. Non solo dei residenti, ma anche di chi vuole passare una serata diversa, magari con il suo artista preferito. Pagando, chiaramente, perché fare eventi è un lavoro come tutti gli altri, che alimenta l’economia di un territorio, anche attraverso lavoratori e fornitori locali, che grazie a questo mantengono le proprie famiglie».
Città degli eventi
Difende a spada tratta il cambiamento, anche politico, la sterzata data alla città, perché «nella prima campagna elettorale - forse ancora prima che decidessi di candidarmi - sentivo ovunque un senso di sfiducia e rassegnazione. Gli stessi ex amministratori lo dichiaravano apertamente: Ferrara aveva già dato il massimo e più di così non poteva fare. Questo stato d’animo era diffuso, in strade, locali, tra i commercianti e quando ho cominciato a parlare alla città, persona per persona, frazione per frazione, nel 2019, ho capito che Ferrara si era posta un limite. Un limite mentale, non reale. Abbiamo infatti ospitato il concerto più grande di sempre per la nostra città e battuto ogni record turistico – Bruce Springsteen, ricorda il sindaco –. E li batteremo ancora, perché i dati continuano a crescere, ma soprattutto ci crediamo. È chiaro a tutti che, per ottenere risultati, servono impegno e sacrifici. Sarebbe molto più facile per me fare nulla. Invece io, in prima persona, ci metto sempre la faccia e tutto me stesso, portando avanti i progetti che ritengo all’altezza degli obiettivi della città. Non solo quelli di riqualificazione, che continuate a vedere e avete visto negli anni, ma anche quelli di cui hanno bisogno le attività, i giovani, e chi ha a cuore lo sviluppo e il futuro di una città che, per troppo tempo, era rimasta ferma. Questa è la direzione che avete scelto nel 2019 e riconfermata ampiamente nel 2024. Una direzione chiara, che guarda avanti, che mette davanti a tutto il bene della città e non dei singoli, ma soprattutto che non si accontenta. Una direzione che non punta al consenso degli scontenti per accaparrarsi qualche voto, come dimostra quanto accaduto qualche giorno fa in Parco Massari, dove il Partito Democratico, con un gran numero di propri esponenti, è riuscito a strumentalizzare una riunione che sarebbe dovuta essere apolitica e riservata ai soli residenti, i quali esprimevano legittimamente un disagio. Un disagio che non tutti sono disposti ad accettare, anche se temporaneo. Ma anche questo è il prezzo del cambiamento, della crescita, del coraggio di scommettere su Ferrara. Cercheremo di migliorare sempre di più tutti gli aspetti su piazza Ariostea - promette Fabbri -, con i tecnici e con il dialogo, e continueremo a farlo con chi ci crede, con chi ha la consapevolezza che la nostra città non è “troppo piccola”, ma solo troppo a lungo è stata fatta sentire tale. Non ci ho mai creduto. E i risultati parlano per tutti noi».
L’alternativa
“Liberare piazza Ariostea dall’ostaggio dei concerti” è tra i richiami che in questo periodo senza dubbio più si sentono da quelle parti e sovente viene proposta l’alternativa stadio. Perché i concerti non vengono fatti lì? «Ci sono diverse motivazioni tecniche e di opportunità» risponde il sindaco, che inizia così ad elencare: «In primis, il luogo è determinante per la scelta di una città da parte delle agenzie e degli artisti. Tra uno stadio a Bologna o Padova e uno stadio a Ferrara, secondo voi quale sceglierebbero? Con piazza Ariostea Ferrara ha scoperto di avere una carta importantissima da giocare per aggiudicarsi gli artisti, e intendiamo, oggi e domani, sfruttarla al meglio». Capienze: «Lo stadio di Ferrara non ha la capienza richiesta per i concerti di moltissimi artisti. Sarebbe comunque sempre inferiore a quella di piazza Ariostea. Lo stesso, chiaramente, vale per piazza Castello». Erba: «Non sono impazzito – il riferimento è chiaramente a quella del Parco Urbano, finita al centro di una lunga polemica in occasione del concerto del “Boss”, ndr –. Il manto erboso di uno stadio non è la gramigna del Parco Urbano: va tenuto in un certo modo e va preservato, soprattutto in vista della ripartenza della Spal». Residenti e parcheggi: «In zona stadio ci sono molti più residenti rispetto a piazza Ariostea e il circondario dispone di molti meno parcheggi». Marketing: «Fare concerti in una piazza e non in uno stadio, o in un campo di papaveri lontano da tutto, oltre a darci una corsia preferenziale con le agenzie, ci consente di far conoscere la città. Ed è proprio questo il motivo per cui organizziamo grandi eventi. Gli artisti pubblicano contenuti dell’evento sui propri social. Potete immaginarne la diffusione: parliamo di milioni e milioni di visualizzazioni per ciascun concerto. Una pubblicità che una città come la nostra non potrebbe mai ottenere altrimenti, nemmeno pagando milioni di euro in sponsorizzazioni». E infine: «Fino ad oggi lo stadio è stato in concessione alla società Spal srl. I concerti si cominciano a preparare come minimo un anno prima, e nessuno all’epoca poteva immaginare un esito del genere».
Piazza Ariostea sarà spazio di concerti anche in futuro. Il messaggio arriva forte e chiaro in città, fa vibrare le finestre dei residenti, ma questo è “il prezzo del cambiamento”.
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