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Bagno Calypso, le cause del sequestro. Il titolare torna a parlare: «Una beffa»

Katia Romagnoli
Bagno Calypso, le cause del sequestro. Il titolare torna a parlare: «Una beffa»

Dopo il sequestro, quello dello stabilimento balneare di Lido Estensi potrebbe essere il primo caso di concessione all’asta sulla costa comacchiese. Antonio Lella: «Cosa cambiava posticipare a fine stagione il provvedimento?»

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Lido Estensi Il sequestro probatorio del bagno Calypso di Lido Estensi, culminato con la revoca della concessione demaniale, paradossalmente potrebbe costituire il primo caso, sulla costa comacchiese, che va a tracciare il solco alle ormai inevitabili aste ad evidenza pubblica. In attuazione della direttiva comunitaria Bolkestein, infatti, dal primo ottobre 2027 non saranno più ammesse proroghe alle concessioni balneari. L'avvio di procedure di gara sarà la strada obbligata.

Mette i puntini sulle 'i' Antonio Lella, titolare dello stabilimento balneare, attorno al quale sono stati posti, lunedì mattina, i sigilli nel corso di un'operazione coordinata dalla polizia locale di Comacchio con il supporto del reparto aeronavale di Rimini della Guardia di Finanza, dell'Ufficio Circondariale marittimo di Porto Garibaldi e dei carabinieri della stazione di Lido Estensi. «Mi sono mostrato collaborativo e disponibilissimo - afferma Lella -; quando mi sono presentato al bagno avevano già spezzato i lucchetti. Sarebbe stato sufficiente notificarmi l'atto di sequestro e io avrei consegnato le chiavi. Giovedì scorso si era svolta, al Tar di Bologna, l'udienza e dopo che la mia richiesta era stata respinta attendevo disposizioni. Mi sembra una cattiveria bella e buona - prosegue Lella nel suo sfogo -; cosa sarebbe cambiato posticipare a fine stagione il provvedimento? Mi dispiace più per i miei clienti che non per me». Nel frattempo, in forza di un accordo tra Di Lella e il collega Luigi Cavalieri i clienti stagionali sono stati accolti nel vicino bagno Blue Moon. Il proprietario del bagno Calypso parla di «beffa, oltre al danno», avendo ereditato una situazione di morosità dal precedente gestore, a cui aveva affidato il bagno lo scorso anno. In una denuncia circostanziata, Lella fa riferimento al mancato adempimento di doveri contrattuali, mentre risulterebbero inevasi, oltre ai canoni demaniali, anche altri tributi, a partire dalla Tari comunale. A cascata, l'insoluto nei confronti di Clara ha comportato il pignoramento dei beni mobili dello stabilimento balneare, finiti a loro volta in una gara d'asta disposta dal Tribunale di Ferrara. Lella, infine, ritornato a marzo scorso nella piena disponibilità dello stabilimento, aveva constatato che alcuni dei beni pignorati (una friggitrice con rispettivi cavi, un registratore di casa, 8 sedie in plastica bianca e un fabbricatore di ghiaccio) erano spariti.