Salvò un uomo che stava annegando in Darsena a Ferrara, premiato per il coraggio
È il 33enne Marco Cestaro il “Cittadino responsabile 2025”. Parte la Festa della Legalità e oggi Parco Coletta ne è il simbolo
Ferrara Legalità, responsabilità, diritti. Parole da stampare in grande, che fino a domani saranno il faro della Festa a parco Coletta. Qui, sotto le due torri del Grattacielo si è aperta ieri la 16ª edizione di una manifestazione «in cui abbiamo imparato che a fare la differenza sono le relazioni», introduce Isabella Masina, vicesindaca del Comune di Voghiera ma anche vicepresidente e coordinatrice di Avviso Pubblico, la rete nazionale degli enti locali antimafia e anticorruzione, per la provincia di Ferrara. «Ci siamo chiesti quali fossero le sfide prioritarie – continua lei –: il nostro impegno è creare una cordata di buoni amministratori».
Amministrare sì, viene ripetuto ancora, ma «amministrare bene – specifica l’assessore alla Sicurezza del Comune di Ferrara, Cristina Coletti –, con trasparenza, per il bene di un territorio e insieme: questi tre giorni ne sono la dimostrazione». Parco Coletta non è stato scelto a caso: «C’era la volontà di rinsaldare il legame con questo spazio e soprattutto di restituirlo alla comunità». Parole che riecheggiano in quella zona Gad che per anni è stata teatro dello spaccio del clan “Vikings/Arobaga”, la mafia nigeriana a Ferrara. E proprio nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi presentati dalle difese e reso definitive le tredici condanne per gli altrettanti imputati. Confermato una volta per tutte che a Ferrara l’organizzazione che gestiva lo spaccio aveva carattere mafioso e oggi si cammina in parco Coletta con una consapevolezza diversa.
Legalità si diceva e il Prefetto Massimo Marchesiello illustra il panorama nel concreto: «C’è una dichiarazione della direzione distrettuale antimafia di Bologna che ci riportava dei dati allarmanti perché siamo la terza regione per interdittive in materia, cento, non poche, e particolari problemi ci sono nelle zone dell’Alta Emilia. Ferrara può fare forse di più ma il lavoro è sempre più importante e significativo». Affinché «il senso di legalità non venga appannato», c’è la Provincia, «che si propone di diventare casa di tutti gli enti locali – afferma il presidente Daniele Garuti –: cerchiamo di dare risposte, di essere il primo interlocutore. E la legalità deve essere il punto di partenza, non solo un obiettivo da costruire».
Il riconoscimento
A fianco c’è anche la responsabilità ed è proprio in avvio della manifestazione che è stato consegnato il premio “Cittadino Responsabile 2025”, nato da una proposta di Don Luigi Ciotti – fondatore di “Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” – secondo la convinzione che le cose possano cambiare partendo dai comportamenti di ciascuno all’interno della normalità di ogni giorno.
Era decisamente una nottata qualunque, quella tra il 28 e 29 giugno dell’anno scorso, quando Marco Cestaro ha salvato la vita a un uomo caduto nella Darsena. Un episodio che la Nuova aveva raccontato, parlando direttamente con il 33enne che allora si buttò per trarre fuori dall’acqua un ragazzo finito nel canale con la bicicletta. «Spuntavano solo le gambe – ci aveva detto Marco –, i secondi passavano e lui non riusciva a liberarsi dal fondale melmoso. Allora ho deciso di tuffarmi in acqua: l’ho afferrato e tirandolo verso l’alto si è girato ed è riemerso». “Se non faccio qualcosa mi muore davanti agli occhi” pensò Marco Cestaro e, nonostante lo stato insalubre dell’acqua – per cui assunse antibiotici nei giorni seguenti –, si gettò.
Quasi un anno dopo, ecco il premio. «Ho scelto una persona che, nel suo piccolo, ha fatto la differenza – spiega Cristina Coletti –. Marco Cestaro ha scelto la nostra città per costruire il suo futuro professionale – è originario di Napoli, vive a Ferrara e fa l’insegnante a Cento, ndr – e quella notte non ha esitato: questo gesto rappresenta l’essenza della cittadinanza responsabile». «Ciò che mi ha spaventato di più – rivela Marco – è che alcune persone al mio posto non si sarebbero buttate. Spero che questo gesto possa riaccendere l’umanità e la solidarietà che dovrebbero ottenerci, e che un gesto ordinario come aiutare una persona in pericolo non sia più considerato straordinario».
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